I lavoratori del Carlo Felice hanno inviato al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione della sua visita genovese una lettera per sensibilizzarlo sul grave momento che stanno attraversando le Fondazioni liriche anche in virtù del recente decreto Bondi. Ricordiamo che per domani è pevisto uno sciopero nazionale dei teatri lirici. Ecco il testo integrale della lettera:
Illustrissimo Signor Presidente,
l’Orchestra, il Coro, i Tecnici, gli Impiegati, i Lavoratori tutti del Teatro Carlo Felice sono orgogliosi di porgerLe il benvenuto più caloroso e di salutare in Lei, che ne è simbolo e rappresentante, il massimo interprete e garante dei valori fondativi dell’unità della Nazione e del Popolo italiano.
Siamo grati a Lei che, per altissima coscienza del Suo ruolo e per sua personale sensibilità di uomo di pensiero, ha saputo, in più occasioni, far udire la Sua voce forte e chiara in difesa delle irriducibili ragioni della cultura e dell’arte, in un momento storico nel quale si va diffondendo, fin quasi ad apparire pacificamente acquisita, una concezione che vede arte e cultura alla stregua di meri orpelli, per quanto piacevoli e apprezzabili, rispetto alle pressanti istanze della vita economica e alle dure leggi del mercato.
Alla Sua voce, che più volte ci ha confortato, oggi abbiamo risposto non tanto con queste semplici, ma sentite e non rituali, parole di saluto; quanto piuttosto con la nostra voce più autentica, che Lei oggi ha udito e, speriamo, gradito: il suono della nostra Orchestra e il canto del nostro Coro. Voce che non avrebbe la forza di dispiegarsi senza lo studio, l’impegno, l’alta professionalità dei musicisti e di chi, dietro le quinte, li pone in condizione di esprimersi; voce che potrebbe essere presto ridotta al silenzio, con quelle delle Orchestre e dei Cori nei quali si incarna la grande tradizione della Lirica italiana, qualora nelle donne e negli uomini che reggono le sorti dello Stato venisse meno la consapevolezza di ciò che essa tuttora vale e rappresenta.
Signor Presidente, ormai da parecchi anni, e sempre più negli ultimi tempi, il mondo dei Teatri Lirici è considerato da larghi settori della politica e delle Istituzioni con insofferenza e fastidio crescenti, alla stregua di lusso per pochi e fonte esclusiva di sprechi e privilegi, senza l’interesse e l’attenzione che si dovrebbero a un patrimonio culturale appartenente alla collettività e meritevole di essere valorizzato di per sé.
Alla necessità, sempre più pressante, di una vera riforma che sappia conciliare le sacrosante esigenze di efficienza e trasparenza col rilancio del settore in tutte le sue potenzialità, la politica ha invece risposto con un lento e progressivo strangolamento, volutamente ignara delle responsabilità che essa stessa ha avuto nei casi di gestioni cattive e inadeguate, giungendo a emanare quel Decreto dagli effetti devastanti - che in questi stessi giorni è stato sottoposto alla Sua firma - che tanta opposizione sta a giusta ragione suscitando in coloro che hanno a cuore le sorti del Teatro musicale italiano e dei suoi Lavoratori.
Signor Presidente, tutti sappiamo come, in difetto di un forte sostegno pubblico, l’arte lirica sia destinata a finir confinata in pile di CD plastificati, in eventi clamorosi quanto effimeri, in stagioni stentate e di qualità incerta. Tutti però dovremmo ricordare quale sia stato l’apporto della musica, dell’Opera, dei teatri come luoghi fisici, al forgiarsi e consolidarsi dell’unità culturale e – come ci insegna il nostro Risorgimento – del sentimento nazionale degli Italiani; e dovremmo allo stesso modo tener presente quale ancora oggi sia il contributo della nostra arte lirica alla diffusione e al prestigio della cultura, e della stessa lingua italiana, in tutto il mondo.
Qui, Signor Presidente, vogliamo terminare il nostro saluto, consapevoli e grati di aver trovato in Lei il più attento e sensibile degli interlocutori. Ci piace pensare, caro Presidente, che da Genova, città sempre in prima linea nei momenti decisivi della grande storia nazionale, oggi possa aprirsi una svolta nella piccola, e pur importante, storia della nostra politica culturale. Questo sarà certamente possibile, se, al tentativo di mortificare ancora una volta la tradizione e la cultura del Popolo italiano, Lei, Signor Presidente, vorrà opporre il Suo intervento forte e autorevole.
La salutano i Lavoratori del Teatro Carlo Felice di Genova.
Genova, 4 maggio 2010
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