Cronaca

1 minuto e 27 secondi di lettura
Alle 20 autobus fermi e tutti a casa, almeno quelli che abitano in collina. E la movida? Spegnerà le luci definitivamente? Che cosa succederà nei teatri? Diventeremo frati trappisti. Vi ricordate l’austerity? I teatri anticiparono l’inizio degli spettacoli, la benzina scarseggiava, la città spegneva le luci di sera. Torna l’austerity, ma questa volta non colpisce solo alcune nostre abitudini di cittadini vissuti nei periodi di ricchezza e sprechi, minacciando quel sistema di vita che deve consentire, per esempio, a una famiglia di avere marito e moglie che lavorano e i bambini che vanni all’asilo. Ci dà addosso forte, mettendo a rischio centinaia di posti di lavoro, decapitando i mezzi pubblici, aumentando tariffe e introducendo, nonostante le promesse del governo, nuove tasse: solo che toccherà ai sindaci farle pagare. Ieri ho partecipato a un dibattito organizzato dai servizi che si occupano di tossicodipendenze. Hanno prospettato il loro futuro con la scure della manovra sulla testa, ma lo hanno fatto con un incredibile spirito costruttivo, partendo dal concetto che si farà in ogni caso il possibile perché tutti quei servizi che vedono l’uomo come motore dell’iniziativa non subiscano gli effetti drammatici dei tagli. E’ questo il mondo che la manovra non può permettersi assolutamente dei colpire, pena il crollo di un pilastro del welfare. E’ il mondo dei servizi sociali e della solidarietà, dove con soluzioni davvero innovative, pubblico e privato stanno lavorando insieme senza invidie e recriminazioni, con il solo obbiettivo di offrire a chi ha bisogno servizi migliori e più dignitosi. Dovremo tutti imparare da questi operatori che non si fanno sfiduciare dalle manovre anche se queste sono tremende.