In una lunga intervista che ci ha dato l'assessore alla Salute della Regione Liguria, Claudio Montaldo e che Primocanale manderà in onda nel corso di Dica 33, lunedì prossimo, vengono tracciate le linee del piano sanitario che ispirerà la nostra regione per i prossimi cinque anni. Logicamente un piano fortemente condizionato dalla scure finanziaria che impone enormi risparmi e, quindi, tagli e accorpamenti di ospedali e di reparti.
La Regione ha deciso, speriamo che sia vero, di affrontare energicamente questa situazione seguendo la linea della razionalizzazione che nella maggior parte dei casi significa offrire una maggiore sicurezza ai cittadini. Non si può più pensare che ognuno debba vivere con l'ospedale sotto casa. Si deve pretendere che ogni quartiere abbia un presidio sanitario che funziona bene e che è in grado di assicurare la prima assistenza, gli esami "normali", alcune visite non particolarmente delicate o complesse. Il resto deve essere fatto solo ed esclsuivamente in centri ospedalieri di grandi dimensioni dove la sicurezza (rianimazione innanzitutto) è totale.
La Regione, quindi, deve essere capace e avere coraggio di sfruttare questa contigenza, girandola, per quanto è possibile, anche a suo favore, facendo quelle operazioni dolorose ma indispensabili che avrebbero dovuto essere fatte molto tempo fa ma che ragioni di opportunità elettorale (sia a destra che a sinistra) non avevano consentito.
Genova deve avere i suoi ospedali di alta qualità:San Martino, un polo oncologico con San Martino, Università e Ist che non deve diventare un carrozzone, il Gaslini, il nuovo Galliera per il centro città e il nuovo ospedale del Ponente. Ma il futuro si giocherà soprattutto sul territorio, con una azione forte di assistenza domiciliare laddove è possibile e con la realizzazione negli ospedali dismessi di ottimi centri di riabilitazione. Se non sarà così i tagli saranno stati solo delle operazioni dolorose e forse anche inutili.
IL COMMENTO
Come si controllano le acque superficiali in Liguria
Che tristezza la politica che non vuole la sanità