Politica

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Un freddo e piovoso pomeriggio romano ha accolto i numerosi partecipanti al convegno promosso dalla Fondazione ItaliaFutura, Fondazione voluta da Luca Cordero di Montezemolo, per coinvolgere le forze vive e gli uomini di buona volontà, con proposte ed analisi per contribuire al rilancio e allo sviluppo del nostro Paese. Davanti ad una platea composta da molti imprenditori di primissimo piano, ma anche da tanti, tantissimi giovani  arrivati da tutta Italia e gente comune è stato affrontato un tema molto importante: ovvero Giovani al lavoro:  quasi un’esortazione perché, com’è emerso dai dati dello studio presentato per l’occasione, in Italia un giovane su tre non è occupato. La crisi economica globale ha colpito in modo duro le generazioni più giovani, sia in Europa che negli Stati Uniti. L’Italia, che grazie agli ammortizzatori sociali è riuscita ad attutire, in parte, gli effetti sull’occupazione “adulta”, ha tuttavia ceduto in maniera preoccupante sul fronte di quella giovanile. Stando agli ultimi dati disponibili oggi in Italia circa il 27% dei giovani tra i 15 e i 24 anni è disoccupato. Sono giovani che non studiano più, che magari hanno conseguito il diploma o la laurea, che cercano lavoro, ma che non trovano niente. Nonostante la gravità della situazione e delle sue inevitabili ricadute future, in Italia la politica tende a minimizzare il fenomeno. Il Piano di azione per l’occupazione dei giovani, “Italia 2010”, lanciato dal Governo nel Settembre 2009, presenta considerazioni giuste ed interessanti riguardanti il fenomeno e le sue cause, ma purtroppo non indica né quali siano le misure concrete né tantomeno quando saranno implementate. Quasi per uno strano gioco del destino mentre Montezemolo presentava le proposte per uscire da questa situazione stagnante il Governo approvava un pacchetto di iniziative per i giovani molto simili alle proposte di ItaliaFutura. Fatto importante che va nella giusta direzione e che è stato salutato con grande soddisfazione. Purtroppo il nostro Paese sta vivendo ormai da quindici anni una transizione infinita. Si è impoverito a livello economico e etico. Sembriamo attanagliati dalla paura. Il nostro orizzonte deve essere quello di un Paese reale, non quello di una politica miope e autoreferenziante. L’’orizzonte di una nazione che è stanca di piangersi addosso e che vuole trovare, già oggi, le sue idee e le energie per costruire il futuro di domani. Lo sforzo corale di ricostruzione del Paese deve vedere la partecipazione di moltissimi, nel rispetto del ruolo di tutti – specie di quelli che hanno avuto molto dalla vita -  e non dei pochi che si sentono dei superman. Dobbiamo, come anche affermato dall’Avvenire il quotidiano della Conferenza Episcopale Italiana, ritrovare lo spirito di comunità  nazionale per coniugare competitività, concorrenza e crescita con la solidarietà. Insomma tanto per capirci l’era dei “One Man Show” e finita!