Cronaca
Un martedì da dimenticare
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Martedì scorso alla Camera dei Deputati e nelle vie di Roma è andata in scena una delle pagine meno edificanti della nostra storia Repubblicana. Montecitorio ha respinto le mozioni di sfiducia al Governo Berlusconi, il Governo del Fare, per soli tre voti. Voti peraltro provenienti dallo schieramento di centro sinistra (da deputati eletti nelle file dell’IDV e del PD) che vanno a sommarsi alle defezioni dell’ultim’ora di alcuni deputati di Futuro e Libertà che avevano sottoscritto la mozione di sfiducia (alla faccia della coerenza politica). Urla, insulti, risse, insomma una scena che ancora una volta ci fa vergognare e che è finita su tutti i principali giornali on-line e quotidiani di tutto il mondo. Mentre martedì andava in scena questo spettacolo e per le vie di Roma una guerriglia che non si vedeva dagli anni ’70, le agenzie di stampa battevano una notizia economica: il nostro debito pubblico, secondo Bankitalia, viaggia ormai bel oltre i 1800 miliardi di euro (esattamente 1867,398 miliardi, pari a circa 31.123 euro procapite per ognuno dei 60 milioni di abitanti della Penisola o 88.923 per ciascuna delle 21 milioni di famiglie) rispetto all’ottobre del 2009 quando il debito era a 1804,5 miliardi quindi aumentato di circa 63 miliardi di euro e sempre secondo Bankitalia con entrate fiscali che si riducevano di 5,2 miliardi. Se questo numero si confronta con l’incremento dall’inizio dell’anno rispetto ai 1763,6 miliardi di fine dicembre 2009 la forbice sale a 104 miliardi. Non c’è dubbio un risultato pessimo per chi, attraverso i tagli orizzontali, sperava di contenere il debito pubblico e il fabbisogno che com’è noto costa alle casse dello Stato, e quindi a ciascuno di noi, oltre 70 miliardi di interessi passivi. Come se non bastasse mercoledì 15 mentre infuriava la polemica per il risultato alla Camera dei Deputati, con annunci di strategie di acquisizione di Deputati delusi dall’UDC o da FLI o addirittura dei cattolici del PD da parte di Silvio Berlusconi, per l’OCSE, che non è certo un organismo “comunista”, l’Italia si piazzava al non invidiabile terzo posto, dopo Danimarca e Svezia nella classifica relativa alla pressione fiscale rispetto al PIL (Prodotto Interno Lordo) pari al 43,5 %. Mi chiedo ma il Governo del Fare non aveva in programma la riduzione della pressione fiscale come uno dei suoi punti di forza proposti in campagna elettorale fin dal 2001? Vi ricordate lo slogan “meno tasse per tutti”? Solo per avere un dato di riferimento nei 33 paesi dell’OCSE la media della pressione fiscale è generalmente diminuita e si attesta al 33,7% del PIL. Però possiamo consolarci il nostro PIL procapite è tornato a sorpassare la Spagna (sic). Ma c’è un altro dato che preoccupa molto ovvero l’occupazione giovanile. Nella classifica dell’Eurozona se l’Italia svetta per la pressione fiscale, nei paesi OCSE scivola al penultimo posto davanti solo all’Ungheria per quanto riguarda l’occupazione dei giovani dai 15 ai 24 anni. Con il 21,7% di occupati (in pratica uno su cinque) è ben al di sotto dei della media dei paesi membri che si attesta al 40,2%. Con questi dati si può ben comprendere l’angoscia delle famiglie e dei giovani che oggi protestano nelle piazze e nelle vie di tutta Italia. Non c’è nulla di più angosciante della paura del futuro. Un futuro che in queste condizioni non spinge certo verso l’ottimismo. Se c’è una cosa che deve fare subito il Governo, nel quale io stesso avevo riposto grande speranza impegnandomi a sostenerlo e a farlo votare, e che come vice coordinatore metropolitano del PDL ho difeso spesso contro l’evidenza dei fatti, è quella di mettere in campo politiche che ridiano speranza e fiducia in un domani migliore. I nostri figli hanno il diritto di immaginare un domani migliore rispetto a quello dei propri padri. A loro, deve essere un nostro impegno e dovere morale, dobbiamo consegnare un Paese migliore. Ecco spero che dopo queste oneste considerazioni anch’io non venga additato come “traditore”...... semmai deluso.
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