Domenica 6 marzo Claudio Scajola, in una intervista al Corriere della Sera ha annunciato che è pronto a tornare alla politica attiva dopo dieci mesi, (era il 4 maggio scorso), di “purgatorio” per la nota vicenda dell’appartamento di via del Fagutale a Roma da cui, al di la delle leggerezze e delle superficialità in materia di comunicazione, appare estraneo. Ha pagato in prima persona, cosa inusuale nella classe dirigente della politica nazionale dove l’esercizio delle dimissioni è un evento assai raro. A lui è già toccato due volte. (ricordiamo ancora l’infelice frase sul giuslavorista Marco Biagi assassinato dalle BR che lo costrinse alle dimissioni). Non siamo in Germania dove è bastata l’accusa di plagio al ministro Karl-Theodor zu Guttemberg (è accusato di aver copiato alcuni brani per la sua tesi di laurea per il dottorato in legge) per costringerlo a dare le dimissioni, o se duemila euro di donazione illegale bastano per far rassegnare le dimissioni immediate al ministro giapponese Seiji Maehara. Codici di comportamento assai diversi da quelli a cui siamo abituati a vedere in Italia ma che in quei casi riconciliano il cittadino elettore con la politica e con coloro che sono chiamati a svolgere il ruolo di rappresentanza. Il problema di fondo sta tutto qui. Abbiamo assistito in questi primi mesi del 2011 a comportamenti poco edificanti di chi eletto in partiti che militano nell’opposizione in Parlamento passare, per mero calcolo politico e di convenienza, nelle file della maggioranza. Il PDL era nato con una Carta dei Valori molto precisa dove l’etica politica avrebbe dovuto svolgere il ruolo fondamentale di guida delle azioni di governo ma che in molte occasioni è stata disattesa se non calpestata da certi comportamenti poco edificanti anche dai massimi vertici del partito e che hanno turbato l’animo più sensibile e profondo di chi ha creduto in quei valori. Non si tratta di essere “bacchettoni” ma di credere e rispettare e soprattutto far rispettare certi valori. Un grande partito liberale e libertario che ha al suo interno anime diverse e che avrebbe dovuto rappresentare i moderati di questo Paese, ha sicuramente bisogno di una intelligenza politica sopraffina come quella di Claudio Scajola specie in Liguria dove la sua assenza attiva dalla scena politica ha messo in moto turbolenze, ambizioni e contrasti tra i politici locali eletti nelle Istituzioni e non solo. Contrasti apparentemente sopiti da decisioni del vertice del partito in Liguria e a Genova che appaiono, quanto meno, poco ortodosse: ma non è sufficiente e non basta. Chi si è paragonato a un grande uomo e grande politico come Alcide De Gasperi deve riflettere sui propri comportamenti ed essere conseguente ai valori che ha accettato si è impegnato a rispettare e alle sensibilità di chi in quei valori crede. Ma non si può cavar sangue da una rapa....
Walter Bertini
*Ex vice coordinatore metropolitano PDL
Politica
Il ritorno di Scajola e la difesa dei valori
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