La solidarietà tra i giornalisti in Italia esiste solo se espressa attraverso gli apparati sindacali, i cosiddetti cdr (acronimo di comitati di redazione). Metterci la faccia pubblicamente, come ha fatto la redazione di Primocanalesport, in particolare con i colleghi Lazzara e Gerboni, non basta. Lo abbiamo scoperto leggendo oggi Il Secolo XIX, vittima due notti fa di un ignobile attacco da parte di pseudotifosi della Sampdoria. Facendo riferimento agli attestati di solidarietà ricevuti, l'articolo cita i comunicati emessi da Repubblica e Corriere Mercantile, il tutto accompagnato dalla solita retorica sul mestiere di giornalista. Ma questo aspetto non ci interessa, come pensiamo non interessi a chi ci segue. Per noi ne conta un altro. Ovvero, che se non emetti un comunicato sindacale ma riporti la notizia sul sito internet, la rilanci due volte in televisione e la commenti con i volti di due conduttori che esprimono sostegno e solidarietà ai colleghi, non basta. Anzi, non serve e non esiste. Perché questa solidarietà non arriva dal cdr, vetero organismo di casta, ma da due persone in carne e ossa che in quel momento ne rappresentano pure altre (il sottoscritto, Giovanni Porcella, Simona Chiavaccini, Matteo Rovere, i tecnici di Primocanalesport). Poco male. La solidarietà non è una gara e mai come in casi del genere a noi interessa solo partecipare e non "vincere", tant'è che la riconfermiamo a pieno titolo, aggiungendoci altre facce (la mia e quelle dei colleghi citati). Ma l'accaduto mi ha suggerito una riflessione: forse, al di là dell'episodio in questione, che merita una condanna senza se e senza ma, noi giornalisti, tutti, dovremmo cominciare a interrogarci per capire se siamo sulla strada giusta o, chi più chi meno, dinosauri fuori dalla realtà, capaci di gridare solo al complotto di fronte al nostro rischio di estinzione.
Maurizio Michieli (Direttore Primocanalesport)
IL COMMENTO
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