Cronaca

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A distanza di 13 anni un uomo, detenuto per altra causa, è stato accusato di una rapina compiuta a Genova ai danni di un anziano, attraverso una serie di esami di frammenti di impronte digitali riscontrate dalla polizia scientifica con le nuove tecniche. Per quella rapina il pm Biagio Mazzeo ha ora chiesto il rinvio a giudizio. L'uomo, Giuseppe Stimolo di 35 anni, di Gela, è detenuto in quanto condannato dalla corte d'assise di Caltanissetta per omicidio doloso e associazione di tipo mafioso. L'episodio avvenne nell'ottobre 1998 in un appartamento del centro storico genovese. Secondo l'accusa, l'uomo, in concorso con un complice, non identificato, sarebbe entrato nell'abitazione di un anziano malato, all'epoca di 77 anni (morto qualche mese dopo), mentre la badante stava uscendo di casa. La donna fu costretta a rientrare mentre uno dei malviventi le teneva una mano sulla bocca e le chiedeva dove erano nascosti i soldi. L'anziano fu buttato in terra e trascinato in bagno dove gli fu messo del nastro adesivo in bocca ed entrambi furono minacciati con un coltello. Dopo aver trovato i soldi nascosti in un sacchetto, circa 30 milioni delle vecchie lire, i rapinatori fuggirono. Nell'abitazione fu trovato un frammento di impronta che, a distanza di tempo, secondo quanto sostiene la polizia scientifica, corrisponderebbe a frammenti di impronte digitali riconducibili a Stimolo.