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A Portoria la commemorazione del giovane Giovan Battista Perasso che, stando alle ricostruzioni storiche, scagliò la prima pietra pronunciando l'iconica frase "Che l’inse?" dando il via alla rivolta di Genova contro gli austriaci che occupavano la città
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di Andrea Popolano

"Che l’inse?" ("Che la cominci?"), sono le parole con la quali il 5 dicembre del 1746 venne dato il via all’insurrezione popolare dei genovesi contro l’invasore austriaco, un evento chiave nella storia della città – e nell’immaginario italiano dal Risorgimento in poi – e che anche quest’anno è stato ricordato tramite la commemorazione del Balilla, il giovane Giovan Battista Perasso che, stando alle ricostruzioni storiche e ai racconti tramandati dai genovesi, scagliò la prima pietra pronunciando l'iconica frase.

La cerimonia sotto la statua del Balilla

E proprio sotto la statua che lo raffigura nel suo gesto, davanti al tribunale di Genova a Portoria, si è svolta la deposizione di una corona di fiori a cura del Comune di Genova e dell’associazione A Compagna. La Filarmonica Sestrese ha accompagnato la cerimonia con l'inndo d'Italia. Poi studenti e figuranti sono partiti in corteo lungo i luoghi dove il Balilla visse: dall’Arco situato all’incrocio tra via XX Settembre e via V Novembre, a piazza Dante davanti all’ex palazzo Gaslini, sino al cortile di Palazzo Ducale dove si è svolta la rievocazione storica dei fatti del 1746.

L'appello rivolto ai giovani: "Conoscano la storia della città e partecipino alla vita della società"

Un gesto compiuto da un giovane che diede il via alla rivolta. Per questo anche quest'anno sono stati i giovani i grandi protagonisti. A loro è dedicato un pensiero: "Serve che i giovani si interessino alla vita di tutti i giorni della nostra società aldilà dei giochi con i cellulari - spiega Giorgio Oddone, console del A Compagna -, conoscere la storia è fondamentale perché ci insegna che sono i giovani a far partire le rivoluzioni". "È bella la grande partecipazione dei giovani a questa commemorazione, è per loro un richiamo civico - spiega l'assessore alle Tradizioni del Comune di Genova Paola Bordilli -. Far vedere dal vivo i luoghi della città serve a rinfrescare anche ai genitori la storia della propria città".  

La storia della rivolta e il giovane Balilla

Il governo repubblicano della città, durante la guerra di successione austriaca, era stato sorpreso dagli avvenimenti: gli Austriaci, occupata la città, avanzavano pretese sempre più onerose; e procedevano alla requisizione delle artiglierie, quando scoppiò il tumulto del 5 dicembre 1746. Un drappello di soldati austriaci accompagnava per le strettissime vie della città un grosso mortaio. Per il tempo piovoso il mortaio affondò in una via del quartiere popolare di Portoria. Il sergente, che comandava il drappello, richiese arrogantemente ai popolani affollati di aiutare i soldati nel lavoro. Volò qualche frase ironica e il sergente replicò menando bastonate. Allora da un gruppo di giovani uscì un ragazzo, il quale si rivolse ai compagni con la frase: Che l'inse? "Che la cominci a rompere?" e scagliò un sasso. L'atto fu seguito da una fitta sassaiola che costrinse i soldati a fuggire. Questo gesto di audacia fu il segnale della sommossa generale, che in cinque giorni riuscì a cacciare gli austriaci da Genova e dalla Liguria.

Chi era il Balilla?

Nessuna cronaca o documento dell'epoca dice il nome dell'ardito monello di Portoria. Verso il 1845 si diffuse per le stampe la notizia che quel ragazzo avesse nome G. B. Perasso detto Balilla e fosse nato a Montoggio, nella frazione Pratolongo, l'8 aprile 1729 e ciò sulla fede del rev. G. B. Miraglia di Montoggio, il quale affermava che il Perasso medesimo s'era spesso vantato con lui d'essere proprio quegli che aveva scagliato il primo sasso nella sera del 5 dicembre 1746. La notizia fu presto diffusa in Genova e il Mameli immortalò il nomignolo di Balilla nel suo Inno famoso. Ma nel 1881 il curato di S. Stefano in Portoria presentò una fede di nascita attestante che un G. B. Perasso era nato in quella parrocchia il 26 ottobre 1735. Una commissione, invitata dal municipio, concluse che il Balilla era da identificarsi nel G. B. Perasso nato a Genova. La questione sembrò riaprirsi nel 1904 quando l'avvocato genovese Edoardo Cabella consegnò al comune un foglio conservato da certa Nicoletta Perasso, nel quale un Peraso deto Balila dichiarava che il 5 dicembre 1746 aveva incominciato a tirare un sassu. La Perasso affermava che il documento era un autografo dell'avo suo e come tale custodito sempre dalla sua famiglia. Ma l'autenticità e il valore di questo nuovo documento sono stati da molti autori vivacemente contestati e la questione è ancora sub iudice.

Figuranti

Genova e l'inno d'Italia: scritto da due genovesi e suonato per la prima volta in città 

La giornata è anche l'accasione per celebrare l'Inno d'Italia che venne suonato per la prima volta proprio a Genova. Il debutto ufficiale dell'Inno di Mameli si ebbe dunque proprio lungo le vie della Superba: sul piazzale del Santuario di Nostra Signora di Loreto nel quartiere di Oregina. Era infatti il 10 dicembre del 1847 da quando per la prima volta l'inno d'Italia risuonò per le vie di Genova. Quel giorno trentamila patrioti provenienti da ogni parte d’Italia sfilarono dall’Acquasola a Oregina cantando per la prima volta in pubblico il Canto degli Italiani di Mameli e Novaro, che diverrà poi l’Inno Nazionale.

A scrivere il testo dell'inno Goffredo Mameli nato a Genova nel sestiere del Molo al civico 30 di via San Bernardo, da una nobile famiglia di origine sarda. A musicare quel testo un altro genovese: Michele Novaro. Di carattere schivo, Novaro viaggiò a lungo per il Paese. Nel 1865 tornò a Genova e fondò la Scuola Corale Popolare accessibile gratuitamente a tutti. Non sfruttò mai la sua fama e morì tra difficoltà finanziarie e problemi di salute. E' sepolto nel cimitero monumentale di Staglieno a Genova accanto alla tomba di Giuseppe Mazzini. Mameli invece riposa a Roma. Morì a nemmeno 22 anni compiuti ferito in una battaglia contro i borbonici a Villa Corsini a Roma. 

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