GENOVA - Il punteruolo rosso è ancora un'emergenza per le palme che popolano le ville e i parchi genovesi.
Il flagello arrivato dall'Asia verso il 2007 in regioni come la Sardegna è stato combattuto, contenuto, in qualche caso anche circoscritto, ma non debellato. Le prime notizie dell'infestazione a Genova risalgono al 2015, con una palma colpita nel parco storico di Villa Piaggio, in centro città. Da allora i numeri sono andati crescendo in modo preoccupante. L'insetto non è pericoloso per l'uomo ma è letale per le palme, soprattutto quelle delle Canarie, la Phoenix canariensis Chabaud, di cui l'Italia è disseminata.
Alte temperature in pieno inverno, l'arrivo del parassita in ritardo rispetto ad altre regioni e nuove regole europee che impediscono l'utilizzo di determinati agenti chimici sono alcuni dei fattori che minacciano le palme. A fotografare la situazione ai microfoni di Primocanale è Giorgio Costa, agronomo e responsabile del settore verde pubblico di Aster.
A Genova, il patrimonio di oltre 1.459 esemplari appartenenti ai generi principali come Phoenix, Washingtonia, Livistona e Syagrus, rischia grosso. "Vorrei sottolineare che questo animale non è un problema per l'uomo, ma lo è, e anche grosso, per le palme".
Proprio per questo nel 2015 il Comune di Genova aveva lanciato un progetto pilota nel maggio 2019, poi concluso con scarsi risultati. "Abbiamo fatto un primo tentativo di lotta al parassita con mezzi biologici ma non è servito a molto, in più poco dopo sono anche cambiate le normative europee... non abbiamo armi contro questo insetto se non eliminare le palme infestate".
Nel capoluogo ligure sono infatti oltre 1.500 gli esemplari, tutti a rischio. Di queste, 250 sono palme delle Canarie e di proprietà comunali, ma altrettante almeno sono disseminate in giardini e parchi privati. Ed è proprio questo parassita asiatico a lasciare quelli che sembrano 'buchi' nel paesaggio urbano. "Il punteruolo è il motivo per cui quando dobbiamo eliminare una palma perchè infestata, poi siamo molto cauti a ripiantarle, anche se di altre specie meno sensibili al parassita - spiega Costa -. Il cambiamento climatico e l'aumento vertiginoso delle temperature rende ancora più difficile combattere questo insetto: solitamente il picco, il periodo in cui il punteruolo si riproduce, è verso fine settembre, negli ultimi anni siamo arrivati a tagliare palme morte anche a fine dicembre".
"Molte delle palme delle Canarie che abbiamo dovuto abbattere erano centenarie". A peggiorare la situazione una particolarità ligure, o meglio, delle palme canariensis genovesi: "Praticamente tutte le piante di questo tipo presenti a Genova sono sorelle, coetanee con lo stesso patrimonio genetico. Si tratta di una casualità legata all'importazione dei semi nell'800'".
"Senza la biodiversità genetica il danno del punteruolo è enorme"
Il punteruolo, infatti, si nutre di diversi tipi di palme e ognuno ha una tolleranza diversa alle infestazioni: la specie della palma in questione è già poco resistente al parassita, in più, quelle genovesi sono praticamente tutte uguali e rischiano di sparire tutte.
Ma come è possibile riconoscere una palma infestata dal parassita? L'infestazione è inizialmente asintomatica e si vede solo quando è molto diffusa all'interno. Le larve dell'animale scavano vere e proprie gallerie interrompendo il flusso della linfa e la pianta entra in sofferenza. Dall'esterno si nota uno strano portamento della chioma, che diventa a "ombrello aperto". Nello stadio terminale si può assistere ad un vero e proprio "collasso della chioma", ed è a questo punto che gli adulti si spostano su nuovi esemplari diffondendo l'infestazione".
In piena emergenza è difficile fare una stima ma monitorando l'andamento di altre regioni è possibile ipotizzare un miglioramento della situazione nel giro di qualche anno. "Dovremo sicuramente aspettare due o tre anni".
IL COMMENTO
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