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Attualità

I gestori degli impianti, in Liguria sono quasi 500, chiederanno di fare marcia indietro ai parlamentari liguri: "Il benzinaio non c'entra coi rincari, guadagna 34 centesimi al litro. I costi li decidono le compagnie e le accise del Governo"
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di Silvia Isola

GENOVA - Non ci stanno i benzinai di fronte al decreto "trasparenza dei prezzi": anche in Liguria si sta valutando uno sciopero e la richiesta diretta ai parlamentari liguri di fare dietrofront a seguito della decisione del Governo di obbligare i distributori a mostrare il costo medio dei carburanti. Secondo Andrea Dameri, direttore regionale di Confesercenti, si tratta di una misura "assurda perché impone un ennesimo adempimento a carico dei gestori dei carburanti che ovviamente in questa situazione sono tutto tranne che la causa dell'aumento dei prezzi".


"I costi di diesel e benzina vengono decisi dalle compagnie che li elaborano sulla base di algoritmi che tengono conto della concorrenza e il margine che viene guadagnato dal benzinaio sul singolo litro di benzina è di ben 3-4 centesimi"

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Un dato che fa riflettere su cosa dietro a quell’euro e 70, 80 o 90, decimali che oscillano e che sempre più gravano sulle tasche degli italiani, ci sia realmente. Il benzinaio è soltanto l’ultimo ingranaggio di una catena molto lunga e non ha potere di incidere sui rincari. Le accise, a detta degli operatori del settore, sono le più care in assoluto dal punto di vista fiscale in Europa e quindi del tutto fuori mercato. "A seconda del prodotto possono valere 30 centesimi o più al litro", ricorda Dameri.

"Se il Governo avesse prorogato il taglio delle accise non ci sarebbe stato l’aumento di questi ultimi giorni"

Al danno si aggiunge anche la beffa quando i costi lievitano ulteriormente una volta che si 'fa il pieno' in autostrada, dove sempre il costo al litro è più alto che al di fuori delle tratte per cui già si paga un pedaggio e che di certo non sono difficili da raggiungere. Il motivo, in questo caso, spiega Dameri a Primocanale, è dato dal fatto che "il numero degli impianti è inferiore in rapporto a quelli nelle strade provinciali o fuori dall’autostrada, in totale in Liguria ad esempio sono una trentina: così si viene a creare una sorta di monopolio e si arriva ad alzare le cifre arrivando a prezzi esosi". E in Liguria è davvero una situazione paradossale, dato che si sommano i rincari dei pedaggi e il ritorno dei cantieri, con l’amaro risultato di svuotare il portafoglio mentre si resta intrappolati in coda.

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L’esposizione del prezzo medio italiano, secondo gli esercenti, non gioverebbe nemmeno al contrasto di chi illecitamente riesce a fare prezzi più bassi evadendo le tasse o di chi raggira i clienti aumentando i prezzi. "Paradossalmente chi è fuori da ogni regola rischia di beneficiare di questa misura, chi può fare prezzi bassi perché froda lo Stato lo continuerà a fare lo stesso".

"Secondo le nostre stime, circa il 30% del carburante che viene erogato sulle nostre strade ha delle provenienze poco chiare: questo mina la concorrenza con tutti gli altri"

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I gestori degli impianti lamentano soprattutto la poca chiarezza del decreto, come verrà applicato, come verrà comunicato il prezzo medio e in che modalità, oltre ai frequenti disservizi del sito web del ministero a cui quotidianamente già vengono comunicati i prezzi delle singole aree di rifornimento. In Liguria sono 470 le pompe a cui poi si vanno ad aggiungere i 30 impianti sulle tratte autostradali e il tasso di adesione allo sciopero in questo caso potrebbe essere molto alto. Adesso bisognerà vedere se a Roma si prenderanno decisioni diverse una volta ascoltata la categoria. 

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