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Il presidente del comitato 4 palazzi di corso Perrone: "Sono due anni che noi subiamo polveri, rumori e quant'altro. Il tutto con la promessa di essere spostati ormai da 20 anni, ma nessuno ci sta dicendo più nulla"
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di Aurora Bottino

GENOVA - Una storia complicata e complessa che è iniziata nel 2001 per gli abitanti degli ultimi quattro palazzi di corso Perrone, a Campi, nel cuore di Sampierdarena.

Nei bei appartamenti dei civici 92, 94, 96 e 98 di corso Ferdinando Maria Perrone, qualche curva prima dello stabilimento Ansaldo Energia nella zona di Campi, proprio sotto alle ex aree Colisa, vivono persone che si conoscono da decenni. A solo qualche porta di distanza ci sono zii, fratelli, cognati e figli, tutti che da quel giorno di tanti anni fa vivono con la tensione di un incombente trasloco.

Ventidue anni di attesa, di stop perché "non si possono fare lavori in casa perché tanto ce ne andremo" fino al 2020, quando Autostrade per l'Italia ha iniziato a portare camionate e camionate (decine di migliaia) di terra del Terzo Valico nelle aree della ex Colisa, la raffineria chiusa negli anni '90. Lì, dove prima c'erano gli orti dove i residenti crescevano zucchine, peperoni e carciofi, ora c'è un mucchio di terra "protetti" da muri di cemento che bloccano la vista degli ultimi piani, tutto per quello che dovrebbe diventare il quartier generale per la costruzione della Gronda di Ponente, l'infrastruttura che da tempo risulta in attesa dell'approvazione del ministero per partire effettivamente.

"Abbiamo iniziato le prime riunioni con il Comune e con la Regione nel lontano 2001, per tutta una serie di progetti che dovevano essere e dovrebbero far parte di quest'area. E ne cito qualcuno: dall'autoparco portuale, alla gronda bassa che doveva passare esattamente in mezzo alle nostre case. Poi lo stadio, l'ospedale di vallata e il gestore dell'Amiu. Non ci siamo mai opposti a nessun progetto, ci hanno raccontato che saremmo stati ricollocati da un'altra parte, addirittura ci hanno portato in giro per la città per farci vedere dalle case, e noi abbiamo sempre accettato".

"Era la soluzione ideale per noi perché anche se solo uno di quei progetti fosse andato in porto non avremmo più fatto vita". È così, purtroppo, è stato. "Ci avevano detto che Autostrade per l'Italia avrebbe comprato le nostre case e che poi ci sarebbe stato costruito un quartiere ad hoc. Anche a quello, noi abbiamo detto si: sono venuti addirittura i tecnici a visionare tutti gli appartamenti dall'interno".

"Hanno fatto la valutazione di quanto Autostrade avrebbe speso per comprare le nostre case. Ci hanno detto 'state tranquilli' e hanno cominciato i lavori per il campo base. Sono due anni che noi subiamo polveri, rumori e quant'altro - continua Berretta -. Il tutto con la promessa di essere spostati ormai da 20 anni, ma nessuno ci sta dicendo più nulla".

Una storia che sembra infinita: "Siamo sempre qui che aspettiamo di andar via ma ho paura che non andremo via mai. Credo, anche perché il ministero sembra che la Gronda non l'abbia firmata. E allora come mai? Come mai Autostrade continua a spendere un sacco di soldi, rovinandoci le giornate, per organizzare il campo base di una Gronda che forse non si farà?".

Il comitato è pronto a muoversi, come già una volta aveva fatto, per farsi sentire: "Ho scritto una lettera alle istituzioni in cui chiedo sostanzialmente due cose. La prima è il blocco temporaneo dei lavori in attesa della certezza della creazione della Gronda. Poi vorrei un piccolo risarcimento per quello che abbiamo subito, contando che naturalmente siamo disponibili da un giorno all'altro a ricominciare da zero qualche altra parte. Voglio solo dire ad Autostrade che non gli renderemo la vita facile". 

 

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