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È stata istituita da sei anni la giornata internazionale. L'intervista a Vanda Mazzarello, presidente del Centro studi Montessori di Genova
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di Giorgia Fabiocchi

Educare è uno dei compiti più antichi del mondo, ma anche tra i più difficili. E forse sarà anche per questo che è stata istituita da sei anni la Giornata internazionale dell'Educazione. Riflettere sul verbo educare, è questo il monito e il suggerimento che arriva da chi, per 40 anni, è stato a contatto con i bambini, come la presidente del Centro studi Montessori di Genova Vanda Mazzarello.

"Ho sempre pensato che la scuola dovrebbe mettere al centro la persona, ma chi impara e non chi insegna. Cosa che molto spesso invece succede, perché è l'insegnante a dettare le regole, e invece è importante che il bambino possa uscire fuori e mettersi al centro. La professione dell'insegnante, dell'educatore, è un lavoro speciale dove professionalità e formazione devono essere scientifiche - ha spiegato Vanda Mazzarello -. Diventa quindi necessario creare un rapporto tra famiglia e scuola, per questo diventa importante dare rilevazione alla famiglia, me nel modo giusto". Insomma, quello che appare chiaro è che non ci si deve improvvisare.

Vanda Mazzarello ha fatto poi riferimento alle chat e ai gruppi Whatsapp, importanti perché mettono in contatto ma non capaci di creare una vera relazione tra famiglia e scuola. "È bene parlarsi, guardarsi negli occhi e capire che il protagonista è il bambino, noi dobbiamo essere attenti alla persona che abbiamo davanti - ha aggiunto Vanda Mazzarello -. A scuola cercavo di creare relazioni tra i bambini, se si crea comunità in classe diventa più facile farli lavorare e far apprendere, oggi mancano le relazioni. Anche i voti si danno in forma elettronica, è sbagliato perché un 6 in pagella, se ne parlo con i genitori o gli studenti è un discorso, se si legge su un monitor diventa un modo piatto di valutare lo studente. Quel voto deve nascere sulle relazioni".

Per limare questo e altro si è consolidato negli anni il metodo Montessoriano che mette al centro il bambino, che dev'essere il protagonista. "Abbiamo dei materiali di sviluppo che si chiamano astrazione materializzata: la mano è l'organo dell'intelligenza, diceva Montessori. Per esempio, un Teorema di Pitagora, una divisione, se la tocco e la vedo la astraggo completamente - ha raccontato a Primocanale la presidente del Centro studi Montessori di Genova Mazzarello -. Purtroppo non tutte le scuole applicano questo metodo perché non è riconosciuto. L'educazione cosmica consisteva nel conoscere le parti della terra, toccandoli, e invitando ad andare a curiosare intorno alla natura".

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