GENOVA - È nascosta nel cuore di San Fruttuoso a Genova, i proprietari sono gli eredi di chi gli ha dato il nome. A Villa Migone 79 anni fa è stato scritto un pezzo di storia. Genova è infatti stata la prima città in Europa a liberarsi da sola dall'occupazione dei tedeschi durante la seconda guerra mondiale. Riavvolgendo il nastro della storia ci ritroviamo a Villa Migone, sono le ore 19,30 del 25 aprile 1945. Il generale nazista Gunthet Meinhold firma l’atto di resa alla presenza del presidente del Comitato di Liberazione Nazionale per la Liguria, Remo Scappini, all'avvocato Enrico Martino e Giovanni Savoretti (parente del cantante Jack), membri del Comitato di Liberazione nazionale per la Liguria e dal maggiore Mauro Aloni, comandante della piazza di Genova oltre al cardinale Pietro Boetto (che a Villa Migone risiedeva).
Fu un allora giovane Paolo Emilio Taviani dalle alture di Granarolo ad annunciare via radio ai genovesi la libertà ritrovata con queste parole: “Per la prima volta nella storia di questa guerra un corpo d’esercito agguerrito e ancora ben armato si è arreso dinanzi a un popolo”. Il 23 aprile con i tedeschi ormai allo sbando il generale Meinhold manteneva ferrea la minaccia di distruggere il porto e permettere così ai suoi uomini di lasciare Genova, applicando il "Piano Z" voluto da Adolf Hitler. Intanto nei monti e in città continuava la lotta dei partigiani e dei genovesi contro l’occupatore. I tedeschi chiedevano quattro giorni di tregua per abbandonare Genova, altrimenti sarebbe partita l'offensiva tedesca mirata a distruggere il porto e non solo. Le lunghe discussioni interne al Comitato di Liberazione della Liguria portarono alla fine alla decisione di avviare la definitiva insurrezione verso gli oppressori. Il 24 aprile la battaglia si accende con i colpi di mortaio. Ponente e Levante cittadino si liberano dall'occupazione nazi-fascista così come una alla volta le altre zone.
I tedeschi minacciano però di riversare proiettili e armi sulla città dal porto e dalla batteria di Monte Moro. Sono accerchiati e in difficoltà con la popolazione genovese che appoggia i partigiani in ogni loro azione. Nella notte scatta l'ultimatum di resa con una lettera fatta arrivare direttamente nelle mani del generale Meinhold. Mentre la lotta prosegue il 25 aprile alle ore 15 il generale tedesco arriva in ambulanza scortato a Villa Migone. Inizia qui la trattativa. Dopo oltre quattro ore, alle 19,30 Meinhold si decide e firma l'atto di resa. Seimila soldati tedeschi si arrendono all’insurrezione della popolazione locale. Gli americani sono ancora lontani, sono da poco entrati alla Spezia. Genova si è liberata da sola: sul campo lascia però un tributo di 300 morti e 3 mila feriti. Il 26 aprile le truppe tedesche sfilano disarmate scortate dai partigiani lungo via XX Settembre e piazza De Ferrari: immagine simbolo della ritirata della Wermacht e della libertà conquistata da Genova. Dentro Villa Migone che ogni 25 aprile apre alla cittadinanza c’è la stanza della resa e sul tavolo la copia del documento firmato dai tedeschi (l’originale è conservato in Comune a Genova).
Guarda qui la puntata di Terza di Mario Paternostro dedicata a Villa Migone
25 APRILE 2024 - È la Filarmonica di San Fruttuoso ad aprire la giornata con Bella Ciao, l'Inno d'Italia e le altre canzoni simbolo della lotta partigiana. Presenti davanti alla villa le istituzioni locali con il vicesindaco Pietro Piciocchi, il presidente del municipio della Bassa Val Bisagno Angelo Guidi e Arianna Cesaroni dell'Anpi di Genova. A fare gli onori di casa Giangiacomo Migone che ha dialogato con il professor Alessandro Cavalli dell'Università di Pavia sul tema dello "Stato della democrazia in un mondo scricchiolante". Tantissimi i genovesi che non sono voluti mancare al tradizionale appuntamento. Un modo per tenere vivo il ricordo di un pezzo di storia della città e non solo in modo da tenere memoria e insegnare i valori della libertà e della democrazia ai più giovani.
Proprio l'erede della famiglia Migone ha ricordato l'importanza e l'eredità lasciata da quella pagina di storia passata dalla lotta partigiana e di liberazione: "Oggi c'è la guerra in tutto il mondo, il nostro 25 aprile ha un significato simbolico perché rimanda alla fine di una guerra. Lottavamo affinché finisse la guerra e l'occupazione degli stranieri. Il secondo significato riporta a un un momento in cui rischia di svanire la differenza tra fascismo e antifascismo, tra fascismo e democrazia, quella riconquista di 79 anni fa è stata la scelta di autogoverno. A volte vediamo una scarsa partecipazione e delle forze politiche che non sono sempre all'altezza della Costituzione che dobbiamo, non cambiare, ma custodire. A tutti voi invito a coinvolgere le giovani generazioni e accogliere con fraternità chi arriva da lontano e cerca integrazione in casa nostra, questa è una grande eredità lasciata da ricordo di questo momento storico che teniamo vivo".
Cesaroni dell'Anpi di Genova ha rimarcato i valori di quei giorni figli della lotta partigiana che hanno poi dato i loro frutti con la carta Costituzionale, primo e principale elemento di democrazia del Paese: "I fascismi moderni usano armi subdole, mettono la violenza nei pensieri altrui, ci fanno assistere alle morti in mare per non aver assistito chi aveva necessita di aiuto. Sviliscono le istituzioni, ci fanno pensare che siamo tutti naturalmente violenti, che dobbiamo fregarcene degli altri. È una violenza psichica, sottile e invisibile che può fare male. Alcuni esponenti dell'attuale maggioranza preferiscono parlare di sentimenti e non di diritti, di emozioni e non di ragionamenti. Cercano di stimolare bisogni singoli e non necessità collettive, fanno credere che il diritto di uno possa sottrarre il diritto di un altro. I diritti sono sanciti dalla Costituzione, sono di tutti, altrimenti sono privilegi. Dalla Resistenza è nata una rete di valori che sono i nodi da cui si dipana un codice morale e giuridico rappresentanti e scritti nella Costituzione. Il 25 aprile nasceva la nuova Italia, democratica e profondamente antifascista".
Il presidente del municipio della Bassa Val Bisagno Guidi sottolinea l'importanza storica di Villa Migone: "Questo luogo è importante per tutta la città. Quanto accaduto all'epoca rappresenta un monito e ci spinge a comportarci in maniera degna. Abbiamo dedicato un pensiero di gratitudine e orgoglio a quei ragazzi che hanno sacrificato la loro vita, avevano tutti tra i 20 e 25 anni. Grazie a loro possiamo vivere in un mondo democratico. E poi c'è l'orgoglio di vivere in una comunità che è stata in grado di liberarsi da sola dal fascismo".
IL TESTO DELLA RESA
In Genova, il giorno 25 aprile 1945 alle ore 19, 30; tra il signor generale Meinhold, quale comandante delle forze armate germaniche del settore, assistito dal Capitano Asmus, Capo di stato maggiore da una parte;
Il presidente del Comitato di Liberazione Nazionale per la Liguria, sig. Remo Scappini, assistito dall’avvocato Errico Martino e dal dottore Giovanni Savoretti, membri del comitato di liberazione nazionale per la Liguria e dal maggior Mauro Aloni, comandante della piazza di Genova dall’altro;
È stato convenuto:
I^) Tutte le forze armate germanica di terra e di mare alle dipendenze del signor generale Meinhold si arrendono alle forze armate del corpo volontari della libertà alle dipendenze del comando militare per la Liguria.
II^) La resa avviene mediante presentazione ai reparti partigiani più vicini con le consuete modalità e in primo luogo con la consegna delle armi.
III^) Il comitato di liberazione nazionale per la Liguria si impegna ad usare ai prigionieri il trattamento secondo le leggi internazionali, con particolare riguardo alla loro proprietà personale e alle condizioni di internamento.
IV^) Il comitato di liberazione nazionale per la Liguria si riserva di consegnare i prigionieri al comando alleato anglo-americano operante in Italia.
IL COMMENTO
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