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Il ministro del Made in Italy Adolfo Urso ha detto che si tratta di due imprese italiane tra cui il gruppo Marcegaglia, oltre ai player internazionali: uno ucraino, uno europeo, uno canadese e due imprese indiane che hanno presentato un interesse in sinergia
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di Andrea Popolano

GENOVA - C'è tempo fino al 20 settembre per presentare le manifestazioni d'interesse per l'acquisizione dei beni e delle attività aziendali di Ilva in Amministrazione Straordinaria (AS) e Acciaierie d'Italia in AS, nonché delle altre società appartenenti ai rispettivi gruppi (Leggi qui).

Al momento sono sei le realtà che hanno manifestato interesse. Come spiegato dal ministro del Made in Italy Adolfo Urso si tratta di due imprese italiane (Arvedi e gruppo Marcegaglia), oltre ai player internazionali: uno ucraino (Metinvest), uno europeo, uno canadese (Stelco) e due imprese indiane che hanno presentato un interesse in sinergia (Steel Mont e Green Steel). L'obiettivo è concludere l'operazione tra la fine dell'anno e l'inizio del 2025. 

Le linee di indirizzo del bando sono state illustrate durante le riunioni con le organizzazioni sindacali a Palazzo Chigi, il 24 luglio, e a Taranto, lo scorso 26 luglio, negli incontri che il ministro Urso ha avuto con le autorità locali, sindaco e presidente della Regione, parlamentari e consiglieri regionali, sindacati e rappresentanti delle imprese dell'indotto, recependo le indicazioni emerse in quelle occasioni.

Da marzo l'ex Ilva, oggi Acciaierie d'Italia, è in amministrazione straordinaria ed è gestita da tre commissari governativi: Giovanni Fiori, Giancarlo Quaranta e Davide Tabarelli. Nello stabilimento di Cornigliano sono occupati 985 addetti diretti a cui si aggiunge l'indotto e i quasi 300 dell'Ilva in amministrazione straordinaria che da anni attendono un rientro e sono impegnati in attività di pubblica utilità.

Nel 2023 la produzione è arrivata a 287 mila tonnellate, mentre la produzione di banda stagnata è scesa a 79 mila tonnellate a fronte di una capacità produttiva di 220 mila tonnellate annue. Di fatto si lavora al 20% del potenziale. Negli scorsi giorni il ministero del Lavoro e i sindacati hanno siglato un accordo che prevede da una parte la riduzione di personale da mandare in cassa integrazione a Genova passato da 400 a 270 e poi la firma nero su bianco della riaccensione del secondo altoforno di Taranto che consentirà di raddoppiare i semilavorati in arrivo a Cornigliano (Leggi qui).