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In Italia si è riaccesa la discussione sul nucleare con il Governo pronto a presentare un progetto per toranrare a realizzare e produrre energia nucleare ma da dal presidente nazionale di Legambiente arriva un deciso no: "È come tornare indietro di 30 anni"
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di Andrea Popolano

GENOVA - Un no secco e deciso. Legambiente boccia senza mezzi termini il programma del governo di tornare al nucleare e lo fa da Genova. Lunedì il ministro delle Imprese Adolfo Urso, proprio da Genova, ha spiegato che c'è l'intenzione di "realizzare e produrre in Italia con le aziende e le tecnologie italiane, gli impianti di terza generazione avanzata, poi quelli di quarta generazione e quando sarà quelli della fusione". Il ministro Gilberto Pichetto Fratin ha annunciato che "nei primi mesi del prossimo anno sarà al vaglio delle Camere il testo per abilitare la produzione da fonte nucleare tramite le nuove tecnologie sostenibili".

Ma Legambiente stronca l'ipotesi e mostra tutta la sua contrarietà: "Parlare di nucleare oggi è come prendere la macchina del tempo di 'Ritorno al futuro' e tornare indietro di 30 anni. Non lo diciamo noi, lo dicono i rapporti dell'Agenzia internazionale dell'energia che raccontano come gli scenari per i prossimi 25 anni anni in Europa, negli Stati Uniti, in India e in Cina vedono che la produzione elettrica dal nucleare continuerà a scendere e discapito di quella prodotta dalle fonti rinnovabili. Questo discorso (del ritorno al nucleare ndr) è solo italiano. In Germania questo discorso non c'è e l'anno scorso hanno spento l'ultimo reattore" spiega il presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani che parla di "perdita di tempo". 

Il presidente nazionale di Legambiente aggiunge: "Mentre ritorneremo ad accapigliarci sul ritorno al nucleare, chi ne beneficerà saranno i produttori di gas e coloro che utilizzano centrali termoelettriche che bruciano gas, perché il nucleare non si farà. Il mercato sta puntando sulle tecnologie a risposta più immediata e sicuramente più economica, ed è il libero mercato che sta ammazzando, fortunatamente, il nucleare".

Secondo il Governo però puntare sul nucleare è una scelta 'sostenibile' con l'obieittivo, entro il 2050 di "integrare il nucleare con le fonti rinnovabili consentirebbe di risparmiare almeno 17 miliardi di euro". Il Governo parla di nucleare sostenibile che prometterebbe di andare oltre ad alcune delle principali criticità del passato. Ad esempio attraverso l'utilizzo dell'uranio naturale che non viene trasformato in rifiuto radioattivo. Ma i tempi sono lunghi: il 2035 per i prototipi più consolidati di quarta generazione più il tempo per vederli all'opera. C'è poi il discorso legato ai referendum popolari che due volte in passato hanno bloccato l'opzione nucleare.

Secondo il report dell'Agenzia internazionale dell'energia, Electricity 2024, è previsto che entro il 2025 "la produzione nucleare globale supererà il precedente record stabilito nel 2021. Anche se alcuni paesi eliminano gradualmente l’energia nucleare o dismettono anticipatamente gli impianti, si prevede che la produzione nucleare crescerà in media di quasi il 3% all’anno fino al 2026". In Europa, secondo i dati, sono attivi circa 100 reattori produce quasi un terzo di energia elettrica da fonti nucleari.

Lo stesso report spiega che per raggiungere l'obiettivo di triplicare la produzione nucleare entro il 2050, così come sottoscritto da 20 Paese, "sarà necessario affrontare la sfida chiave di ridurre i rischi di costruzione e finanziamento nel settore nucleare. Cresce lo slancio anche dietro la tecnologia dei piccoli reattori modulari (SMR). Lo sviluppo e l’implementazione della tecnologia rimangono modesti e non sono privi di difficoltà, ma la ricerca e lo sviluppo stanno iniziando a riprendersi".

Legambiente punta allora sulle rinnovabili. Il report Electricity 2024 spiega che "le energie rinnovabili forniranno più di un terzo della produzione totale di elettricità a livello globale entro l’inizio del 2025, superando il carbone. Si prevede che la quota di energie rinnovabili nella produzione di elettricità aumenterà dal 30% nel 2023 al 37% nel 2026, con una crescita in gran parte supportata dall’espansione del solare fotovoltaico sempre più economico".

Sul fronte rinnovabili in Liguria si è parlato negli scorsi mesi dell'eolico. In questo senso è stato infatti portato avanti il progetto di valutazione di impatto ambientale di un parco nell'entroterra imperiese. Progetto che ha ricevuto il 'no' da diverse associazioni ambientaliste compreso il Parco delle Alpi liguri e la stessa Regione Liguria che ha spiegato come l'area individuata "non rispetta le indicazioni del decreto legislativo del 2021 riguardo le aree idonee per impianti a fonti rinnovabili".

 

 

 

  

 

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