Attualità

Alle 21 la conferenza stampa da Palazzo Chigi che informava del nuovo Dpcm, in vigore dall'11 marzo
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di Eva Perasso

Accadeva due anni fa. Erano le ore 21 del 9 marzo 2020, la conferenza stampa da Palazzo Chigi indetta dall'allora primo ministro italiano Giuseppe Conte si apriva chiedendo all'Italia una rinuncia.

"I numeri ci dicono che stiamo avendo una crescita importante delle persone in terapia intensiva e purtroppo delle persone decedute. Le nostre abitudini vanno cambiate ora: dobbiamo rinunciare tutti a qualcosa per il bene dell'Italia. Lo dobbiamo fare subito e ci riusciremo solo se tutti collaboreremo e ci adatteremo a queste norme più stringenti", annunciava Conte.

Il covid cresceva: contagi, ricoveri, morti. Al premier spettava il compito di informare gli italiani di quello che sarebbe stato il lockdown più esteso e più duro dai tempi della Seconda guerra mondiale. Un lockdown che con la firma del decreto del presidente sarebbe entrato in vigore l'11 marzo 2020.

"Sto per firmare un provvedimento che possiamo sintetizzare con l'espressione 'io resto a casa'. L'Italia sarà una zona protetta. Gli spostamenti in tutta Italia saranno possibili solo per motivi di lavoro, necessità o salute", annunciava l'allora premier.

E dopo quella sera, la nostra vita cambiò. Primocanale era lì a raccontarla, con 13 ore di diretta al giorno, vicino ai cittadini e alle cittadine della Liguria. Cercando di alleviare le dure settimane di chiusura e andando a mostrare un luogo, uno scorcio della Liguria quando i telespettatori lo chiedevano. Alla telefonata rispondeva una partenza: operatore, giornalista, telecamera. I vostri occhi, i nostri occhi.

 

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