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Il camion è partito verso le 15: alla guida un autista ucraino che con i suoi trentatré bancali di donazioni, arriverà probabilmente domenica, dopo un lungo viaggio di oltre 30 ore
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di Aurora Bottino

GENOVA - Trentatré bancali di cibo, shampoo, bagnoschiuma e medicinali. È partito di primo pomeriggio il ventesimo camion carico di aiuti: questa volta la destinazione è Kharhiv, città dell'Ucraina orientale, la seconda più popolosa della nazione dopo Kiev.

Il mezzo pesante si aggiunge alla lunga lista di scatoloni pieni di aiuti partiti dalla Liguria e il suo capoluogo. L'associazione Pokrova, insieme alla comunità ucraina di Genova e la Protezione Civile continua a lavorare per tendere una mano al popolo sotto attacco dei russi.

Il camion è partito verso le 15: alla guida un autista ucraino che con i suoi trentatré bancali di donazioni, arriverà probabilmente domenica, dopo un lungo viaggio di oltre 30 ore. "Spero ce ne saranno altri - ha detto Oleh Sahaydak, presidente dell'associazione -, Kharkiv è la seconda città gemellata con Genova dopo Odessa e questo significa molto per loro. Ogni giorno è bombardata, ha davvero bisogno. Per i genovesi che vogliono aiutare, continuate a fare quello che state facendo. Proprio i genovesi hanno portato centinaia di donazioni alla chiesa di Santo Stefano: grazie".

"Mentre l'attenzione mediatica sul conflitto cala è fondamentale che da Genova continuino a partire gli aiuti, perchè la popolazione ucraina rimane in difficoltà come nei primi giorni di guerra - spiega l'assessore alla Protezione civile di Genova Sergio Gambino -. Abbiamo riscontrato un calo di arrivi abbastanza fisiologico visto che il conflitto si è spostato. La situazione non è tranquilla ma almeno un po' più sicura, per questo sono anzi molti i profughi prima accolti e che ora hanno deciso di tornare nel loro paese".

E proprio dalla metropoli ucraina è arrivato per ringraziare Genova personalmente il deputato regionale di Kharkhiv, Albert Kononenko: "Da un milione di cittadini in migliaia hanno deciso di lasciare la città per rifugiarsi in un posto più sicuro. Da un milione di abitanti se ne contano ora 400 mila. Io non parlo genovese ma ci provo: grazie Zena".

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