GENOVA - Sotto la pioggia la marcia della memoria che si è tenuta questa sera a Genova, in ricordo dei 250 ebrei genovesi deportati nei campi di concentramento nel 1943. Un migliaio di cittadini si sono riuniti davanti al Teatro Carlo Felice per per poi far partire il corteo da Galleria Mazzini, per le vie del centro fino alla sinagoga di via Bertora.
La manifestazione, organizzata dalla comunità di Sant'Egidio, dalla comunità ebraica di Genova e dal centro culturale Primo Levi, è iniziata con un applauso per la presenza del sopravvissuto al campo di concentramento di Buchenwald, Gilberto Salmoni, e in ricordo dell'ex presidente della Comunità ebraica genovese Piero dello Strologo scomparso a inizio anno. Alzati cartelli con scritti i nomi dei lager nazisti e con frasi monito come quella della senatrice a vita Liliana Segre 'L'indifferenza uccide'.
"Il 3 novembre 1943 gli ebrei genovesi con un inganno furono fatti venire in sinagoga e poi deportati, prima nel carcere di Marassi, poi a San Vittore e a Milano furono caricati sullo stesso treno verso Auschwitz che probabilmente fu costretta a prendere la senatrice Segre" ricorda la presidente della Comunità ebraica di Genova Raffaella Petraroli Luzzati.
"Ricordare è una necessità, non è solo un dovere di rispetto, è un momento di riflessione per capire il presente" sottolinea il rabbino capo della comunità genovese Giuseppe Momigliano.
"Sono presenti molti immigrati di varie nazionalità, provenienti da zone di guerra, musulmani che si sentono coinvolti dalla memoria dell'Olocausto e i profughi ucraini ospitati da Sant'Egidio", spiega Sergio Casali della Comunità di Sant'Egidio.
Il vicesindaco di Genova, Pietro Piciocchi, nel suo intervento ha voluto ricordare le 250 vittime deportate Auschwitz-Birkenau e le loro famiglie. “Come luci che brillano nelle tenebre più oscure- ha detto- hanno messo a repentaglio le loro vite, per non piegarsi alla barbaria. In un mondo ancora segnato da tante ingiustizie, da tanta sopraffazione ai danni dei più deboli e da tanto egoismo, anche nei luoghi in cui viviamo, guardiamo a questi nostri concittadini e concittadine per edificare il futuro della nostra città su valori solidi di amore reciproco e rispetto; valori non solo chiacchierati, ma vissuti fino in fondo. Renderemo così viva la Costituzione repubblicana e le sue profonde istanze di giustizia e solidarietà sociale. Guardiamoci intorno, nelle nostre case, nei nostri quartieri e guardiamo a coloro che attraversano l’esperienza della sofferenza e della solitudine, nuova e terribile forma di emarginazione, anche nella nostra città; stiamo loro vicino con un sorriso, una parola di speranza e di amicizia. Basta davvero poco per impedire il rifiorire di vecchie e nuove follie. Non dimentichiamo- ha concluso Piciocchi- che tutti abbiamo la responsabilità di non rendere vano il sacrificio di chi ha pagato con la vita, perché tutti dobbiamo sentirci protagonisti di una vera rivoluzione delle coscienze, che desideriamo per la nostra città. Genova ricorderà sempre e non dimentica”.
“Ricordare e tenere viva la memoria storica è sempre più importante più passa il tempo- ha detto Sergio Casali della Comunità di Sant’Egidio- Nel momento in cui la generazione dei sopravvissuti va scomparendo occorre chiedersi come continuare a trasmettere alle generazioni più giovani la consapevolezza del male rappresentato dalla Shoah e farci testimoni della memoria che ci lasciano in eredità. E oggi più che mai occorre guardare negli occhi quel dolore, mentre la guerra si è riaffacciata drammaticamente sul suolo europeo, per costruire la pace e un domani senza violenza”.
IL COMMENTO
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