GENOVA - Ancora un primo caso di peste suina in un Comune della Liguria. A un anno dall'inizio dell'emergenza per il virus suino tre nuovi casi sono stati registrati nella Regione: per la prima volta a Savignone, per la sesta a Isola del Cantone e per la nona a Ronco Scrivia.
I casi di peste suina africana sono stati accertati dall'Istituto Zooprofilattico sperimentale Piemonte Liguria e Valle d'Aosta. Salgono quindi a 43 i comuni con almeno un caso di positività accertata. Le positività, tutte in cinghiali, sono finora 211, di cui 135 in Piemonte, 76 in Liguria.
Da più di un mese non si registravano segnalazioni nella Regione mentre dall'inizio dell'emergenza, nella 'zona rossa' della Liguria, poi ieri il riscontro di positività alla peste suina in una carcassa di cinghiale ritrovata nel comune di Sassello, in provincia di Savona. È ancora allarme in Liguria: anche se non trasmissibile all'uomo la Peste suina può avere conseguenze gravi sia a livello economico che sociale, incidendo sulla redditività degli allevamenti e condizionando pesantemente le movimentazioni di suini e dei relativi prodotti all'interno dell'Unione Europea nonché le esportazioni verso paesi terzi. L'epidemia tra i suini può decidere 2 punti di pil, incidendo sulla vita degli italiani.
L'allarme è anche legato agli abbattimenti non ancora arrivati al numero immaginato, al chilometraggio di rete metallica accanto alle autostrade e statali stoppato per scarsità di risorse governative e alla rabbia dei cacciatori per necessità di mettere mano al proprio portafoglio a fine battuta e il divieto di "portarsi a casa" la preda, anche se negativa al virus.
Peste suina: caso a Sassello, torna la paura di restrizioni - IL FATTO
L'ex assessore regionale all'ambiente, Franco Orsi, oggi imprenditore agricolo, dichiara: "La cronaca odierna, con il caso di Sassello sommato a quello piemontese di Pareto, evidenzia che il sistema delle recinzioni ha fallito nonostante gli ingenti quattrini pubblici spesi. Penso che il commissario dovrebbe trarne le conseguenze".
Proprio per questi problemi Regione Liguria sta spingendo per accelerare il lavoro da svolgere in vista di una possibile parola "fine" alla zona rossa. A inizio dicembre è infatti stato approvato il piano regionale di interventi urgenti per la peste suina, che prevede l'incremento del prelievo venatorio da parte delle squadre di caccia, aumentando gli abbattimenti annuali del 180%, tramite la promozione della caccia di selezione del cinghiale e il contemporaneo aumento delle attività di controllo.
Proprio ieri Alessio Piana, consigliere regionale della Lega e presidente della III commissione Politiche agricole e Allevamento, Caccia e Pesca, ha attaccato Ispra, Cerep e ministero della Salute per le imposizioni legate al depopolamento dei cinghiali all'interno della zona infetta e all'installazione delle recinzioni (LEGGI QUI): "Non si può sempre dire no alle istanze dei territori e delle Regioni - ha detto Piana - senza proporre soluzioni percorribili, non si può continuare a non tener conto che oltre alle esigenze sanitarie ci sono quelle legate alla pubblica incolumità, alla sicurezza stradale e ai danni alle produzioni agricole".
La polemica si è anche spostata sulla misura adotta dal governo che apre alla possibilità di abbattimenti di fauna selvatica per motivi di sicurezza stradale anche in aree protette e in città. Interpellato a Primocanale il deputato ligure della Lega Francesco Bruzzone ha fatto chiarezza sulla nuova manovra: "Ho sentito tante di quelle 'musse', come si dice a Genova, ho letto di sparatorie, il far west con i cacciatori che andranno a sparare in città: la verità è che se ad esempio dei bambini non possono entrare a scuola perché c'è un cinghiale nel giardino dell'istituto potrà intervenire la polizia provinciale in modo diretto".
IL COMMENTO
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