ROMA - Evitare che il virus della Peste suina africana si trasmetta dai suini selvatici a quelli domestici ed evitare che l'infezione si espanda oltre le regioni in cui ora già circola, ossia Piemonte, Liguria, Lazio.
Sono i principali obiettivi del Piano di sorveglianza ed eradicazione della Peste suina africana, adottato dall'Italia per il 2023 e pubblicato sul sito del Ministero della Salute. Nello specifico, il Piano ha l'obiettivo di proteggere il patrimonio suinicolo nazionale dal virus della Peste Suina Africana, evitare che l'infezione si diffonda e si trasmetta dai suini selvatici, dove al momento è unicamente presente, ai suini domestici; contenere l'infezione all'interno delle attuali zone infette (Piemonte, Liguria, Lazio); ridurre progressivamente l'area di circolazione virale, anche attraverso l'installazione di barriere artificiali o rafforzamento di barriere naturali ai fini di contenere le popolazioni di cinghiali infette che diffondono il virus con i loro spostamenti.
Il Piano è stato trasmesso alla Comunità Europea per approvazione e ammissione al cofinanziamento delle spese sostenute per l'attuazione delle misure previste. Contempla, infatti, le misure previste dalle norme europee vigenti in caso di malattia nei cinghiali selvatici e/o negli allevamenti di suini. Nello specifico, è prevista l'applicazione di misure volte all'eradicazione nelle zone interessate dalla Psa, e di misure di sorveglianza nelle zone indenni. Fa parte integrante del Piano la parte relativa all'eradicazione in regione Sardegna, dove la malattia è presente da molti anni, e dove pertanto era già in essere un piano di eradicazione, tenuto conto che in Italia continentale la malattia è presente solo dal 2022.
La minaccia più grande, come spiegato dopo il primo ritrovamento a Ovada a gennaio del 2021, continuano a essere le gravi conseguenze (sia a livello economico che sociale) di una pandemia suina, che andrebbe a incidere sulla redditività degli allevamenti e a condizionare pesantemente le movimentazioni di suini e dei relativi prodotti all'interno dell'Unione Europea, nonché le esportazioni verso paesi terzi. L'epidemia tra i suini può infatti decidere 2 punti di pil, incidendo sulla vita degli italiani. In Liguria sono letteralmente schizzati i ritrovamenti di carcasse di cinghiali positivi al virus, aiutato a circolare dalle basse temperature che si sono abbattute sulla Liguria.
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"Con questo virus non si può convivere - ha detto Angelo Ferrari, commissario straordinario per la peste suina - va eradicato già oggi costa alla suinicoltura italiana 20 milioni al mese di export mancato, se arrivasse tra i maiali del Cuneese ne soffrirebbe il Pil".
IL COMMENTO
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