GENOVA - Una nuova spedizione ha permesso di recuperare e portare a Genova una serie di reperti che si trovavano nel transatlantico Andrea Doria naufragata il 26 luglio 1956 a seguito dello speronamento della nave svedese Stockholm al largo di Nantucket in America.
A portare avanti la spedizione finanziata dal Comune di Genova e da Fondazione Ansaldo è stato Andrea Murdock Alpini e il suo team. "La nostra spedizione aveva come scopo quello di documentare tutto il relitto e vederne lo stato di conservazione. Abbiamo girato delle ottime immagini che ci permetteranno di raccontare lo stato del relitto e il suo futuro, dall'altra parte sono stati recuperati anche dei reperti che in parte rimarranno in America e in parte, dopo il restauro verranno portati a Genova"
L'Andrea Doria venne realizzata nei cantieri Ansaldo di Sestri Ponente. A comandarla in quel suo ultimo viaggio Piero Calamai, anche lui genovese, uomo d'altri d'tempi che dopo i fatti venne messo da parte ma il tempo gli ha restituito i giusti meriti di quell'opera di salvataggio.
I resti dell'Andrea Doria giacciono in profondità in un punto complicato tra correnti e non solo. "Immergersi sembra una cosa semplice ma in realtà non lo è - spiega Andrea Murdock Alpini -. Si trova molto lontano dalla costa. La logistica non è semplice, le correnti altrettanto sono un fattore di rischio estremamente importante che va sempre gestito, non ultimo le condizioni meteorologiche, perché fortunatamente abbiamo avuto quasi due settimane di mare buono, ma negli ultimi giorni, per esempio, c'è stata una tempesta che ci ha costretto a rientrare anzitempo e quindi questa sicuramente può essere considerata una difficoltà". Una nave che nonostante la breve vita trasmette per sua storia un grande fascino e anche chi ha potuto visitare i resti non nasconde l'emozione vissuta. Per la prima volta inoltre un nipote dei sopravvissuti al naufragio ha potuto partecipare alla spedizione.
"L'Andrea Doria è una nave incredibile, è una nave spettacolare che ha tantissimo da raccontare - spiega ancora il giovane esploratore -. L'immersione più bella, dal mio punto di vista e anche più sorprendente, è stata una delle prime svolte sulla prua quando girando sulla falchetta di sinistra abbiamo ritrovato le lettere del nome, questo è stato un'emozione incredibile, qualcosa che rimarrà sicuramente per molti, molti anni".
L'anno prossimo una nuova spedizione porterà il team di esploratori all'interno dei resti del transatlantico. "Lo scopo sarà in realtà quello di filmare e documentare lo stato di conservazione degli interni del relitto. Ancora, se volete, più difficile rispetto a documentare gli esterni, ma penso che sia doveroso farlo prima che la nave scompaia per sempre".
Potrebbe essere una delle ultime esplorazioni. "La nave sicuramente scomparirà - racconta Andrea Murdock Alpini -. È destinata a diventare un relitto piatto, cioè nel senso che si troverà tutto quasi alla stessa profondità. Pensate che quando è affondata l'Andrea Doria allora si poteva iniziare ad immergersi da quasi 55 metri. Oggi l'immersione inizia da una profondità media di 64-65 metri, quindi ha perso dieci metri di altezza, ma in realtà probabilmente in una decina di anni circa la gran parte del relitto scomparirà. Rimarranno sicuramente alcune parti della prua, perché è ovviamente estremamente rinforzata con tutto il suo scafo e la chiglia. Dall'altra parte rimarrà la parte della poppa con l'elica rimarrà assolutamente visibile, ma il destino di Andrea Doria sarà quello di assottigliarsi sempre più".
Il ruolo della Fondazione Ansaldo e gli anniversari legati all’Andrea Doria
Molto importante, nel progetto, anche il ruolo degli archivi conservati da Fondazione Ansaldo con i quali Murdock Alpini ha lavorato per diversi anni alla ricerca di nuovi spunti tematici per raccontare l’Andrea Doria sotto una nuova veste.
"Sull’Andrea Doria si è già detto e scritto molto ma nonostante questo sono ancora tanti gli interrogativi e i punti da chiarire sulla sua tragica fine – sottolinea la responsabile degli Archivi storici di Fondazione Ansaldo Claudia Cerioli – senza contare che il ricordo dell’Andrea Doria è ancora fortemente radicato nella memoria dei genovesi e non solo. Per questo motivo Fondazione Ansaldo, che conserva molti materiali sull’elegante transatlantico, oltre ad ampliare la sezione Collezioni e Archivi diffusi grazie ai nuovi e importanti contributi di Murdock Alpini, ha recentemente digitalizzato e pubblicato online sulla propria piattaforma Archimondi dedicata agli archivi digitalizzati della Fondazione nuovi e fondamentali documenti relativi al suo affondamento come la memoria “riservatissima” di Luigi Pazzaglia, primo ufficiale di macchina, e il piano di sistemazione passeggeri con in evidenza gli alloggi e i nominativi delle 45 persone che persero la vita a causa dell’impatto. Ai 45 nominativi presenti nel documento si aggiunse purtroppo anche una bambina milanese di 4 anni, che fu l'unica vittima non dovuta all'impatto iniziale. Suo padre, terrorizzato, per cercare di salvarla, la gettò dal parapetto della nave in una scialuppa di salvataggio. La piccola batté la testa, morendo più tardi in ospedale".
La spedizione è stata organizzata non casualmente nel 2023 in cui ricorrono rispettivamente il 55° anniversario della spedizione di Bruno Vailati (primo documentarista a girare, nel 1968, un film sull’Andrea Doria premiato con il David Speciale di Donatello) e della pubblicazione del libro “Andrea Doria 74” di Stefano Carletti, e il 70° anniversario dell’entrata in servizio della nave, avvenuta ufficialmente il 14 gennaio 1953 dopo essere stata varata il 16 giugno 1951.
A distanza di quasi 70 anni dalla tragedia, il ricordo dell’Andrea Doria è ancora oggi ben impresso nella memoria e nel cuore degli amanti del mare e nei cultori della grande storia marittima internazionale. Una tragedia che continua a riscuotere grande interesse in tutto il mondo, a causa di alcuni aspetti ancora poco chiari che fungono da stimolo per nuove pubblicazioni da parte di storici, scrittori, giornalisti e “semplici” appassionati.
Storia dell’Andrea Doria
Considerata la più bella nave passeggeri della sua epoca, apprezzata sia per la sua linea elegante sia per l’allestimento degli interni di lusso, l’Andrea Doria fu per diversi anni la nave ammiraglia della Marina Mercantile italiana. Costruita nei cantieri navali di Sestri Ponente per conto di Italia – Società di Navigazione e meglio conosciuta nel mondo della navigazione internazionale come Italian Line, la turbonave fu varata il 16 giugno 1951 e fece il suo viaggio inaugurale partendo da Genova il 14 gennaio 1953, comandante il genovese Piero Calamai. Lunga 212 metri, larga 27 e strutturata su 11 ponti, l’Andrea Doria poteva ospitare fino a 1.241 passeggeri e un equipaggio di circa 600 uomini.
La vita dell’Andrea Doria – il nome era un omaggio al celebre ammiraglio Andrea Doria, principe e padre della patria della Repubblica di Genova – fu stroncata nella notte tra il 25 e 26 luglio 1956. Partita dal capoluogo ligure verso New York, dopo una settimana di navigazione, all’altezza del battello-faro di Nantucket, a 200 km dalla Grande Mela, alle ore 23.10 fu speronata dal transatlantico svedese Stockholm e affondò alle 10.15. Pesantissimo il bilancio della tragedia: 51 morti di cui 46 passeggeri dell’Andrea Doria – alloggiati per la maggior parte nelle cabine investite dalla prua della nave svedese – e 5 marinai della Stockholm.
L’incidente, le cui dinamiche ancora oggi sono controverse, portarono la nave svedese a speronare la murata di dritta dell’Andrea Doria aprendo una falla nel suo scafo. La turbonave italiana imbarcò in pochissimo tempo oltre 500 tonnellate d’acqua, ma nel frattempo furono attivate le procedure di emergenza che consentirono di salvare la vita alla maggior parte dei passeggeri e a tutto l’equipaggio, grazie anche al fondamentale apporto dalla nave francese Île de France.
credit foto allegate: Andrea Murdock Alpini PHY DIVING EQUIPMENT e D_V TENACIOUS
IL COMMENTO
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