GENOVA - Si avvicina la parola fine per la Technisub, l'azienda genovese fondata nel 1962 da Luigi Ferraro e storico marchio di attrezzatture subacquee. Il gruppo francese Aqualung, che detiene il controllo dal 1982, ha comunicato ai sindacati e alla rsu aziendale l'avvio della procedura di licenziamento collettivo per tutti i lavoratori del sito genovese di Technisub, si parla di poco più di 40 persone. All'interno dello stabilimento in Val Bisagno di Genova si producono prevalentemente maschere, pinne e boccagli.
La casa madre francese da tempo ha dato comunicazione di voler abbandonare il sito genovese entro la fine dell’anno e di trasferire la produzione di attrezzature per sport acquatici nello stabilimento inglese della controllata Apeks a Blackburn. L'obiettivo del gruppo è infatti quello di ridurre i costi di produzione. In questi mesi sono andate avanti le trattative per trovare una soluzione alternativa e permettere di salvare la produzione a Genova e i posti di lavoro: ma per ora sono arrivate solo fumate nere.
In questi mesi i lavoratori sono scesi in piazza e hanno scioperato per tenere alta l'attenzione sulla situazione dell'azienda. "Ora, di fronte a quest'ultimo atto che concretamente rischia di mettere la parola fine alla storia di Technisub, è giunto il momento di dare risposte concrete a questi lavoratori e alle loro famiglie che a breve perderanno lavoro e reddito - commenta la Fiom Genova -. Non possiamo accettare la chiusura di una storica fabbrica genovese che negli anni ha saputo far conoscere i suoi prodotti in tutto il mondo associando il marchio Technisub ad epiche imprese sportive per colpa delle scellerate scelte di chi vuol perseguire "una logica di efficienza produttiva ed economica".
Appena due giorni fa il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha incontrato una delegazione dei lavoratori della Technisub che lo aspettavano sotto il palazzo della Regione in piazza De Ferrari. Un rapido dialogo in cui il ministro ha spiegato di non poter avviare procedure dirette: "Questo è un caso di crisi di un'azienda locale che non ha i requisiti per diventare un caso nazionale, c'è un limite occupazionale. Se c'è la possibilità di un intervento di tipo nazionale noi siamo disponibili ad assistere le comunità locali che devono affrontare questa crisi".
Vicinanza ai lavoratori della Tecnhisub è stata mostrata da parte delle istituzioni locali che cercano una soluzione per salvare lo storico marchio. "Da ora in poi i lavoratori misureranno se le tante parole di vicinanza e supporto da parte di politica e istituzioni raccolte nelle ultime settimane si tradurranno in atti concreti" scrive la Fiom. I lavoratori auspicano in una soluzione positiva per salvare il marchio e le produzioni o almeno di poter avere continuità di reddito.
Il Comune di Genova con l'assesore allo Sviluppo economico, lavoro e rapporti sindacali Mario Mascia da tempo è impegnato per trovare una soluzione in grado di salvare i posti di lavoro: "Tra fine settembre e gli inizi di ottobre, dopo gli incontri avuti con le rappresentanze sindacali e con i lavoratori genovesi di Technisub e su loro input, ho convocato dapprima il management francese di Aqualung e poi le principali società genovesi del comparto che potessero avere un interesse a rilevare l'azienda e soprattutto a garantirne la continuità lavorativa e produttiva. Con una di queste è stata avviata una interlocuzione più seria e stiamo incanalando il rapporto di questa azienda con la proprietà Aqualung sui binari di una trattativa privata che senz'altro incoraggeremo nell'interesse primario dei lavoratori di Technisub a vedere garantiti posto di lavoro e retribuzione ma anche della comunità cittadina che ha tutta l'intenzione di mantenere sul territorio un marchio che ha fatto la storia di Genova. Ho già fissato un ulteriore incontro con i rappresentanti di Aqualung proprio per proseguire in questo iter che auspico possa condurre ai risultati sperati" conclude Mascia.
IL COMMENTO
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