
Sono stati prosciolti tutti i cinque medici indagati per la morte della studentessa diciottenne di Sestri Levante Camilla Canepa morta nel giugno 2021 all'ospedale San Martino di Genova dopo essere stata vaccinata con AstraZeneca durante un open day.
La giudice per l'udienza preliminare Carla Pastorini ha prosciolto dall'omicidio colposo con la formula 'perché il fatto non sussiste' mentre per il falso con la formula 'perché non costituisce reato'.
Nessun commento dalla famiglia della vittima
La notizia non viene commentata come al solito dalla mamma e dalla sorella di Camilla, che però oggi contrariamente a quanto accaduto nelle altre udienze non erano in aula. Dice il minimo indispensabile anche il loro avvocato Jacopo Macrì: "Credo che la decisione sia legato alle consulenze, ma prima di rilasciare qualsiasi commento preferisco aspettare i 90 giorni per conoscere le motivazioni che hanno indotto il giudice a prosciogliere gli indagati".
Camilla non aveva patologie
Dall'autopsia era emerso che Camilla "non aveva alcuna patologia pregressa e non aveva preso alcun farmaco". E che la morte per trombosi era "ragionevolmente da riferirsi a un effetto avverso da somministrazione del vaccino anti Covid".
Per quattro accusa di omicidio colposo
In particolare, secondo la procura, non avrebbero provveduto, in occasione dell'accesso della ragazza al pronto soccorso nella serata del 3 giugno 2021, all'effettuazione di tutti gli accertamenti diagnostici previsti dal protocollo terapeutico elaborato da Regione Liguria per il trattamento della sindrome da Vitt (Vaccine-induced immune thrombotic trombocitopenia), che aveva colpito la ragazza dopo l'infusione della dose vaccinale.
Per i pm ragazza di poteva salvare
L'esecuzione di tali approfondimenti avrebbe consentito, secondo i pm Francesca Rombolà e Stefano Puppo, di formulare la corretta diagnosi della patologia insorta e di adottare tempestivamente il trattamento terapeutico che, con elevata probabilità, avrebbe consentito alla paziente di sopravvivere.
Cade anche l'accusa di falso ideologico
A tutti gli indagati (difesi dagli avvocati Paolo Costa, Stefano Savi, Alessandro Torri, Alberto Caselli Lapeschi e Maria Antonietta Lamazza) era contestato anche il reato di falso ideologico per non avere attestato, nella documentazione sanitaria, che la ragazza era stata sottoposta a vaccinazione anti Covid.
IL COMMENTO
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