GENOVA -Il College di danza russa che salva i ragazzi ucraini evitandogli di andare a morire in guerra. Succede anche questo nella tragedia senza fine del conflitto, succede che il Russian Ballet College di Genova, a villa Rosazza, a Dinegro, apra le porte ai ballerini e alle ballerine dell'Ucraina, offrendogli alloggio e la possibilità di proseguire le scuole di danza mentre il loro Paese è sotto le bombe.
I giovani ballerini però non possono lasciare il Paese neppure per andare a ballare perché obbligati a rimanere a disposizione dell'esercito. "Molti sono stati mandati a combattere appena diciottenni" svelano le mamme e le giovanissime ballerine arrivate a Genova con l'orrore della guerra negli occhi. "Quei ragazzi sono i primi a morire perché incapaci di uccidere o anche solo a difendersi" denunciano le mamme.
Antonella Riboldi Brunamonti, dentista genovese e imprenditrice, è fra coloro che si battono per salvare il maggior numero di ballerini ucraini maschi, un dramma che evoca la tragedia di Oskar Schindler, l'imprenditore tedesco che salvò dai lager ebrei polacchi assumendoli nella sua fabbrica.
"Siamo riusciti ad avere i contatti perché nelle chat delle mamme dei ballerini di tutta l'Ucraina si invitano a raggiungere il College di Genova, ma tanti ragazzi sono nascosti, non si trovano, arrivano quelli molto giovani ma con quelli più grandicelli abbiamo delle difficoltà, già dai sedici e quindici facciamo fatica a farli arrivare anni, io ne sto aspettando uno di diciassette anni da prima dell'inizio della guerra, e non mi fermerò qui. Lui non deve essere arruolato e se serve mi esporrò pubblicamente per farlo arrivare. Perché sotto i 18 anni non devono andare in guerra, lui però non riesce ad arrivare in Italia e questa è una cosa gravissima, mesi fa avevo visto il video di questo giovane ballerino che sarebbe dovuto venire e invece non riesce. Tutti i giovani minorenni faticano a uscire dalla Ucraina, forse bisognerebbe andare a fondo e capire cosa sta succedendo in quel Paese".
Antonella Riboldi Brunamonti poi ringrazia i tanti genovesi che stanno accogliendo i ragazzi in arrivo dall'Ucraina, "senza di loro non avremmo potuto fare nulla", e lancia un appello affinché altri nostri concittadini aprono le loro case: "Ci sono ancora tanti profughi bambini che hanno bisogno di noi".
Il dramma dei soldati bambini trapela anche dalla direttrice del college, Irina Kashkova, ucraina con sangue russo: "Studiamo con metodo russo per questo si chiama Russian College, ora abbiamo più femminucce ucraine perché i maschietti non possono uscire, ora bloccano anche maschietti di soli quattordici anni...".
IL COMMENTO
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