LA SPEZIA - Salendo una trentina di ripidissimi scalini ci si trova sopra il borgo di Riomaggiore, alle Cinque Terre, tra gli appezzamenti recuperati dai giovani richiedenti asilo ospitati dalla Caritas diocesana della Spezia.
Quando le barbatelle cresceranno, si spera già dal prossimo settembre, produrranno lo ‘Sciacchetrà del Migrante’, la cui vendita servirà a rendere economicamente sostenibile questo programma di formazione.
“Il progetto ha una doppia valenza - spiega il viticultore Heydi Bonanini, presidente del Consorzio Produttori Sciacchetrà -: da una parte i giovani imparano a curare la vigna dall’altra vengono recuperati dei terrazzamenti dal totale abbandono. Abbiamo recuperato un ettaro sopra il paese che è una sicurezza in più per l’intero abitato. In un anno e mezzo – prosegue Bonanini -, nonostante i limiti imposti dalla pandemia, sono già otto i giovani migranti che dopo aver imparato a lavorare nei campi, tra operazioni di base e cura delle vigne, hanno trovato occupazione nelle aziende agricole spezzine”.
I giovani vengono formati sulla sicurezza, sull’uso delle attrezzature, sul campo imparano le tecniche di pulizia del terreno, manutenzione del verde, della potatura della vigna e degli ulivi e orticultura.
“Siamo riusciti ad un unire l’integrazione e la solidarietà al recupero del territorio utilizzando un prodotto d’eccellenza quale lo sciacchetrà – aggiunge Don Luca Palei, direttore della Caritas diocesana della Spezia. – I nostri ragazzi si sono messi in gioco in un lavoro faticoso e sono riusciti a fare un cambio di mentalità rendendosi utili nel proprio tempo libero e dimostrando la volontà di imparare un lavoro. Le aziende hanno visto l’impegno e la disponibilità dimostrata e hanno da subito accolto questi giovani”.
Il percorso di formazione e di integrazione rientra in una collaborazione tra la Caritas della Spezia, i due enti finanziatori — Parco Nazionale delle Cinque Terre e Fondazione Carispezia — e le associazioni degli agricoltori CIA e Confagricoltura.
IL COMMENTO
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