Tra pochi giorni verrà inaugurata la pista ciclabile dalla Foce a Boccadasse, da Corso Marconi lungo i due chilometri e mezzo di Corso Italia.
A titolo esclusivamente personale, credo che l'intitolazione migliore non potrebbe che avere come beneficiario Paolo Villaggio. Lo conosciamo tutti, e come non potremmo visto che ogni giorno quasi senza accorgercene attingiamo al suo lessico?, ma in pochi siamo consapevoli del ruolo e dell'influenza fondamentale che ha avuto nella cultura e nel costume dell'Italia del secondo dopoguerra.
Insomma non sta a me dire chi sia stato Villaggio, però mi permetto di suggerire al Comune di ricordarlo sul lungomare che amava tanto e dove aveva vissuto, nel megapalazzo galattico (ecco, vedete?) che sovrasta San Giuliano. "Lungomare ciclabile Paolo Villaggio", magari lui ci si farebbe una risata, inventerebbe qualche battuta delle sue, però intanto sarebbe un modo di riappropriarci di un intellettuale e artista vissuto a lungo a Roma, per via della straordinaria carriera letteraria e cinematografica che lo avrebbe portato a recitare da protagonista con Fellini e a vincere il Leon d'Oro alla carriera.
Villaggio per i genovesi è la Baistrocchi, il cineforum alla Casa del Mutilato, le partite di calcio scapoli-ammogliati con amici di sempre come i fratelli De André con Biondi e Carcassi e Mantovani, la sua Sampdoria onorata il giorno dello scudetto con parole commoventi, la caserma punitiva di Carignano dove venivano spediti gli impiegati sfaticati e dove nacquero Fantozzi, Filini, Calboni, la signorina Silvani e tutti i personaggi della sua commedia umana, in cui a turno ognuno di noi si è riconosciuto.
Già che ci sono, mi permetto di suggerire al Comune la figura che dovrebbe fare il padrino dell'intitolazione. Pochi sanno che uno dei più grandi cultori di Paolo Villaggio è Peter Sagan, l'unico corridore ciclista ad aver vinto dal 2015 al 2017 un Mondiale professionisti per tre volte consecutive e in tre continenti diversi (Richmond negli USA, Doha nel Qatar, Bergen in Norvegia) e tenterà il poker a fine settembre, domenica 25 a Wollongong in Australia.
Nemmeno Sagan ha bisogno di presentazioni, però la sua passione per Villaggio venne fuori in una intervista sfuggita a molti. Arrivato giovanissimo dalla Slovacchia in Italia per imparare il ciclismo professionistico, si formò sulla lingua italiana anche sulla saga cinematografica di Fantozzi, di cui era un appassionato cultore anche in patria. "Proprio così. Anche da noi - disse alla Gazzetta dello Sport nel 2020, alla vigilia del suo primo Giro d'Italia - Villaggio era ed è famoso. Dire che i suoi film sono divertenti è riduttivo. Sono geniali, trattano tanti temi di cui con il tempo ho capito ancora di più la loro importanza. È una comicità che io apprezzo tanto. Confesso che ogni tanto, durante i grandi giri o nel periodo delle Classiche, ne riguardo qualcuno. Insieme a Daniel Oss, o a Oscar Gatto".
Sagan oltretutto è una... sagoma. Più impegnativa è una salita e più la festeggia in impennata, sul Galibier rallentò per firmare un autografo a un tifoso sul suo libro autobiografico, sul podio di un Giro delle Fiandre rischiò il linciaggio mediatico per aver toccato il didietro di una miss, si scusò subito ma per sua fortuna era il 2013, oggi se lo sarebbero mangiato vivo. Per festeggiare il legame con la prima moglie, reinterpretò la scena finale di "Grease" e anche negli spot per la sua prima partecipazione al Giro interpretava con convinzione pittori, cuochi, guide turistiche. Non si tirerebbe indietro, azzardo, se per inaugurare il "Lungomare Ciclabile Paolo Villaggio", gli si chiedesse di reinterpretare la "Coppa Cobram", sempre con quell'altro matto di Oss a fargli da spalla. Forse lo proporrebbe lui. Ora è al Tour, vive a Montecarlo, in Comune se vogliono sanno come trovarlo. Al sindaco l'idea la regalo volentieri, veda un po' lui.
IL COMMENTO
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