GENOVA - Da un po’ di tempo a questa parte, vivendo a Milano, quando torno a Genova mi accorgo di avere di fronte una città che va a due velocità, una che la proietta nel futuro, l’altra che invece la rende immobile. Talvolta pure peggio di quello che è quasi sempre successo.
E così guardo con ammirazione la spinta che stanno ricevendo le infrastrutture fondamentali per il rilancio della città anche e soprattutto dal punto di vista economico, quelle di cui si parla da decenni e che solo adesso stanno ricevendo l’impulso necessario per essere realizzate. Ma guardo con ammirazione anche il processo di rinnovamento culturale, un bel fermento che finalmente esce dai soliti circuiti nei quali è rimasto paludato per anni, seppure con buoni risultati.
Tutte situazioni che mi fanno pensare che finalmente a Genova le cose succedono e che si può sperare in quel rilancio della città troppe volte invocato ma mai compiuto. Ma una città che ambisce a tornare a essere “Superba” deve invertire la rotta anche sulle piccole cose, quelle che incidono sulla vita quotidiana delle persone, in questo periodo più che mai alle prese con mille difficoltà. Perché non ha senso che si firmino protocolli d’intesa e aprano cantieri per opere colossali come la Diga, la Gronda e il Terzo valico e poi ci si blocchi di fronte alle scale mobili della stazione della metropolitana di Principe.
Vengo a Genova almeno una volta a settimana ed è dall’estate scorsa che quelle scale mobili sono ferme, circondate da paratie che impediscono di capire che tipo di lavori stiano facendo. E poi, sarò sfortunato io, ma ogni volta che passo di lì non vedo mai nessuno che ci lavora. Non voglio certo pensare che siano cantieri abbandonati, ma tant’è sono 5 mesi che tutte le scale mobili sono inutilizzabili. E la metro di Genova sappiamo bene quanto sia stata fatta in profondità: per risalire dai binari al piano strada ci sono almeno 2 rampe piuttosto alte e ripide. Non tutti riescono a farle. Specie gli anziani spesso sono costretti a fermarsi, mentre salgono, per prendere fiato.
Dal sito di Amt leggo che i lavori sono iniziati a metà luglio e sarebbero dovuti durare circa 3 mesi. Tempi che evidentemente non sono già stati rispettati. A parte chiedermi come sia possibile decidere di effettuare certi lavori in piena estate, con i turisti che arrivano in città, non posso che interrogarmi anche sul perché non farmi a più riprese, una scala mobile alla volta, invece di bloccarle tutte assieme.
Lavori importanti, imposti per legge dopo 30 anni di attività, ci mancherebbe. Ma pur sempre legati alla sostituzione degli impianti. Sono ovviamente ignorante in materia, ma se siamo riusciti a demolire e ricostruire un ponte intero in un anno, possibile che non si riesca a sistemare un paio di scale mobile in pochi mesi?
Non ditemi che serve un “Modello Genova” anche per questo. Forse, in questo caso, basterebbe giusto un po’ di efficienza in più e un po’ di sciatteria in meno.
IL COMMENTO
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