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di Mario Paternostro

Il sindaco di Genova, Marco Bucci, ha detto una cosa molto interessante nell’intervista di Natale rilasciata al direttore di Primocanale, Matteo Cantile. Quando il direttore gli ha chiesto se avrebbe nominato prossimamente un nuovo assessore comunale alla Cultura, ebbene, il sindaco non ha risposto vagamente. Anzi. E’ stato piuttosto preciso.

“Prima non avevo la persona giusta.” “Siamo vicini alla scelta”. “Presto, se sarà in grado di poter venire da noi e vorrà farlo”. Dunque il sindaco ha finalmente deciso che è l’ora di piazzare nel delicatissimo posto di “conducente” della Cultura a Genova una persona che, evidentemente, Bucci ha già individuato e che, secondo la sua valutazione, ha le qualità per farlo. Cioè è colto.

Oggi l’assessore alla Cultura non è un signore che si occupa solo di mostre. Ha in mano un settore complicato, ricco di fermenti, potente, in una città che sempre di più è apprezzata per le sue bellezze. Genova è diventata una “città di moda” nel senso buono del termine, dove si viene volentieri per le sue diverse offerte: arte ad alto livello, panorami naturali, architettura, idee, personaggi, prodotti, cucina, teatro, musica, letteratura, novità. L’offerta per i visitatori è ricca e variegata. Anche per chi ha dei figli piccoli, pensiamo all’Acquario e alla geniale Città dei bambini nel porto antico. I genitori posso fare la coda per visitare quegli originalissimi “affittacamere per supervip del “Siglo del los Genoveses” che avevano a diposizione i Palazzi dei Rolli. La carta vincente turistica degli ultimi anni.

I musei sono pieni di tesori originali. Alcuni in attesa di un grande rilancio, come il museo di arte orientale Chiossone, tra gli alberi rari della Villetta Di Negro, l’ affascinante galleria di Arte moderna nei parchi di Nervi e la sorprendente collezione di mister Micky Wolfson. Tutto intorno, da mare a monti, il fuori-città offre trekking sulle Alpi genovesi, perché la nostra città certamente è splendida per chi arriva dal mare, ma anche per chi sta sulle montagne e ammira dall’alto questa città sottile, come la racconta Renzo Piano, che di cose belle s’intende, che sfila come un lungo confine tra mare e ripide salite.

Infine c’é la nostra Muraglia, tra Valpolcevera e Nervi, unica nel suo genere per dimensioni e architetture, tutta da scoprire e riempire. Magari salendo su con una funivia, come ha progettato Tursi, o prolungando la cremagliera di Granarolo, come evocava l’altro giorno Marco Marchisio, medico appassionato, curioso indagatore della storia delle funicolari, autore di un imperdibile album tra storia, immagini e ingegneria.

Tutto questo è solo una parte certamente importante del lavoro che avrà in mano il nuovo assessore alla Cultura.
Dunque attendiamo con ansia il nome del prescelto. L’augurio è che alla Cultura vada davvero uno “colto”. Qualità (o se preferite, caratteristica) che non guasta. Colti, come lo furono nel passato con sindaci e giunte diversissime Federico Mario Boero, imprenditore-scrittore e amante dei libri, assessore democristiano alle Belle Arti, Silvio Ferrari professore di Storia dell’Arte al liceo Colombo, in giunta con Romano Merlo, fautore della salvezza del Teatro Carlo Felice, Attilio Sartori, comunista, grande innovatore nel decennio di Fulvio Cerofolini. Indimenticabile e provocatorie le sue mostre sul Giappone! O Giovanni Meriana, assessore con il sindaco Sansa, antropologo del territorio ligure o il professor Luca Borzani, storico alla Cultura con Beppe Pericu e la manager dell’Acquario, Carla Sibilla assessore con Marco Doria un sindaco che di cultura, peraltro,  ne sapeva già abbondantemente di suo.

Attendiamo fiduciosi il nome. Presto, prestissimo perché c’è tanto da fare in una città che ha bisogno di una linea culturale decisa avendo davanti a sé molti progetti, altrettante ambizioni e un futuro culturalmente ricco.