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Ci sono tutti gli ingredienti, insomma, per trasformare Imperia in un autentico simbolo di ciò che potrebbe essere il nuovo Pd della Schlein
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di Luigi Leone

Non so quale posto possa avere Imperia nell'agenda politica di Elly Schlein. Avrà mille problemi dei quali occuparsi la nuova segretaria nazionale del Pd. E uno sarà tenere unito il partito, schiacciato fra l'ansia di rivincita degli iscritti (la maggioranza aveva scelto Stefano Bonaccini), il rinnovamento della classe dirigente e l'esigenza di non appiattirsi sui temi cari ai Cinque Stelle, pur volendo segnare un'opposizione che sappia colpire come un solo uomo "il governo delle Destre".

Orbene, se in tutto ciò, e non dimentichiamo certo i temi economici, l'unità dovrà essere un valore, allora la giovine Elly farà bene a darcela un 'occhiata, a Imperia. Il 14 e 15 la città andrà al voto per le amministrative e sarà non solo un capoluogo, ma pure il Comune al quale Claudio Scajola, un antico avversario, chiederà il sostegno per un secondo mandato.

Ci sono tutti gli ingredienti, insomma, per trasformare Imperia in un autentico simbolo di ciò che potrebbe essere il nuovo Pd della Schlein. Nel bene. Ma anche nel male. Succede, infatti, che il Pd imperiese si sia inopinatamente diviso. Da una parte quello ufficiale, verrebbe da dire quello di Elly, che ha deciso di candidare a sindaco Laura Amoretti.

Dall'altra parte c'è il Pd dei dissidenti, che mette in campo Domenico Abbo. Il quale, però, coagula una maggioranza di sinistra-sinistra, compreso Ivan Bracco, che compie un passo di lato dimostrando non usuale acume politico. Abbo, quindi, sarà alla guida di una coalizione verso la quale il cuore di Elly, almeno a guardare i precedenti, sembra più incline.

Per dirla con il linguaggio comune: alla faccia dell'unità proclamata, il Pd imperiese si spacca nel peggiore dei modi e riesce difficile pensare che la neosegretaria, per due volte salita a Genova durante la campagna elettorale per le primarie, potrà fare finta di niente. Il rischio, però, è che sbagli comunque scelga. L'unica via d'uscita sarebbe ricomporre la frattura: ce la farà? Pochi giorni e lo sapremo.

Specularmente, Imperia è un capolinea importante per il centrodestra. Scajola desidera marcare il "civismo" che l'ha portato al successo cinque anni fa e dunque non vuole simboli di partito. Siccome Giovanni Toti è uno pragmatico assai, fin dalla prima ora ha dato il proprio okay. Seguito da Forza Italia e, con qualche riluttanza in più, dalla Lega.

Fratelli d'Italia, il partito della premier Giorgia Meloni, invece non se ne sta. E oggi presenterà il suo candidato, Luciano Zarbano. "Chi è costui?" si chiederanno molti imperiesi. Un ufficiale dei carabinieri che nelle prossime settimane diventerà un volto conosciuto per gli elettori. Al punto da battere il sindaco uscente Claudio Scajola? La domanda resta appesa a mezz'aria. Come un'altra, diventata ormai tormentone: ma chi glielo fa fare a Meloni di spaccare il centrodestra solo per eleggere qualche consigliere comunale con il marchietto  del suo partito?

Il sospetto è che localmente stia accadendo come al governo: qui ci sono ministri troppo loquaci a sproposito, che mettono in difficoltà la premier, là ci sono marescialli che con la scusa del vento del consenso in poppa mettono in pericolo i successi fin qui ottenuti da Meloni. Giorgia contro Elly e viceversa: chi ha detto che ora comincia davvero la sfida fra le due donne potenti della politica italiana probabilmente non ha sbagliato.

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