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di Luigi Leone

“Andiamo, anima”. Volendo giocare, si potrebbe immaginare che possa finire anche così, con i due raggruppamenti che oggi sembrano doversi sfidare e che, invece, si mettono insieme. Perché Sanremo è Sanremo, recita un vecchio slogan della Rai per il Festival. Solo che qui non ci sono di mezzo delle canzonette, pur importanti, bensì il futuro politico della Città dei Fiori, che il prossimo anno va al voto.

Ci sono le mosse di avvio del “trambusto” elettorale e le cose restano magmatiche, molto, moltissimo in divenire. Due aspetti, però, colpiscono rispetto a tanti altri. Il primo: sono i soliti noti. E cioè Maurizio Zoccarato, già sindaco, Sergio Tommasini, già candidato sindaco, Alberto Biancheri, sindaco uscente e come da legge non più ricandidabile perché sta consumando il secondo mandato, Alessandro Magher, avvocato e possibile candidato sindaco, Antonio Bissolotti, sempre attivo dietro le quinte, Gianni Rolando, già candidato sindaco, Giuseppe Di Meco, eminenza grigia di molta politica sanremese. Potremmo aggiungere altri nomi, sgranando il rosario di volti noti e notissimi che provano a condizionare e poi vincere le prossime elezioni. Perché non una ventata di novità, non dico di cambiamento, che almeno produca un po’ di aria fresca?

Perché Sanremo è Sanremo, recita quel vecchio slogan. E allora eccoci al secondo elemento che colpisce: ciò che si vede è vero, verosimile o falso? La risposta non è semplice, poiché molto non quadra. Dunque: alle ultime elezioni Tommasini era candidato sindaco del centrodestra contro Biancheri, che invece la spuntò. Ora, però, i due stanno insieme dentro Anima.

Non si sa se sia fantapolitica, ma negli ambienti che contano si dice che i problemi attuali fra i due gruppi farebbero riferimento ad una serie di nomi, per adesso sconosciuti, sui quali non ci sarebbe stato proprio accodo. E’ su questo dissenso, anzi, che sarebbe saltata ogni ipotesi di dar vita a tre listoni, di fatto tutti di centrodestra e civici, che avrebbero portato alla saldatura politica di Andiamo e Anima. Chissà.

Poi ci sono altri interrogativi. Per esempio: a Zoccarato chi lo fa fare di impegnarsi in una simile partita? C’è chi sostiene che voglia tornare a fare il sindaco, tuttavia per lui sarebbe un “dejavu”. Se avesse degli interessi da tutelare, poi, potrebbe farlo meglio proprio non essendo primo cittadino. Più probabile che aspiri ad un seggio nell’Ue, visto che il prossimo anno si vota anche per il Parlamento europeo. O che si prepari per sbarcare a Roma, Camera o Senato non fa differenza. Tutto ciò, però, appartiene alla ridda di voci che si possono raccogliere all’ombra del Casinò in questi giorni e che spesso sono messe in giro, ad arte, dagli avversari. Un discorso abbastanza simile vale per Biancheri, che sempre ad ascoltare certe “indiscrezioni” avrebbe nel mirino un seggio da consigliere regionale o persino lo stesso posto di Giovanni Toti.

A proposito, con chi sta il governatore ligure? Qui le ombre si infittiscono. A rigor di logica il contenitore politico di riferimento dovrebbe essere Andiamo, perché lì sta tutto il centrodestra ufficiale (Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia), che poi è la maggioranza in Regione di Toti. Il quale ha già avuto la benedizione al terzo mandato da Claudio Scajola, sindaco di Imperia e zio di Marco, assessore regionale, totiano di ferro. In passato si era detto di buoni rapporti fra questo mondo e Biancheri. Il sindaco uscente di Sanremo, però, ha rotto non soltanto con il Pd, che sembra essersi totalmente liquefatto insieme con la sinistra, ma si è pure opposto in tutte le sedi possibili, prima fra tutte la Provincia, a Claudio Scajola.

Però: ciò che un’antica rivalità fra Imperia e Sanremo ha fin qui diviso (il caso Rivieracqua, l’azienda che si occupa della distribuzione idrica, e ultimamente si guerreggia sulla localizzazione del punto nascite), il civismo delle liste potrebbe unire (Scajola e Francesco Solinas ci hanno appena vinto nel capoluogo rivierasco e a Sestri Levante). Al momento, comunque, da queste parti dove sta Scajola sta Toti, e viceversa. Ci sarebbe un però: in passato si poteva avere un punto fermo sulle ottime relazioni fra Zoccarato e Scajola senior, il che riporterebbe al governatore più vicino ad Andiamo, mentre oggi i rapporti fra i due non sarebbero così solidi. Ma è verità o illusione? In questo continuo alternarsi di luci e ombre ci sono abbastanza ragioni per cui nessuno si sente di escludere alcunché, nel florilegio di riunioni cominciate intorno al futuro di Palazzo Bellevue.

Del resto, dovremmo vedere dei marciapiedi lastricati d’oro grazie ai soldi del Casinò, invece non è così. Oppure bisognerebbe capire perché anche il più sgangherato dei soggetti abbia un riferimento “ad personam” in Comune. A meno di non capirlo benissimo, per via di una politica clientelare che di fatto non ha mai abbandonato la città. Per esempio: quando esplose lo scandalo dell’appalto del Casinò, che coinvolse quasi l’intera giunta, la Dc guadagnò voti e seggi, anziché perderli, come logica avrebbe voluto. Erano gli anni Ottanta del Novecento, però le cose non è che siano cambiate tanto.

Sono le stranezze per cui lo slogan Perché Sanremo è Sanremo ha ben presto abbandonato i lidi del Festival e ha vestito come un abito su misura quelli più generali. Inoltre, e certo non secondario, a Sanremo è come in politica: tutto è possibile.