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di Michele Varì

GENOVA -In Liguria, a Savona, come a Genova, è già capitato più volte trovarsi davanti a scene strazianti di cinghiali feriti che vagano agonizzanti con una freccia conficcata nel collo o nel muso.

Chi usa arco o balestre anche se ha la mira di Robin Hood, e pochi ce l'hanno, può sbagliare e invece di uccidere al primo colpo l'animale spesso lo ferisce e lo induce a una fuga molto pericolosa, se si tratta di un cinghiale, per chi se lo trova davanti.

Premessa inevitabile per esprimere lo sdegno per la scelta della regione Liguria di ratificare la possibilità di cacciare con arco e freccia. Si fa molta fatica a capire la necessità di aprire o anche solo ribadire la possibilità di cacciare gli animali anche con arco e frecce proprio nella città (e la regione) ancora turbata dal brutale omicidio della freccia avvenuto lo scorso autunno nel centro storico e che ha riportato di un tipo di delitto dalle modalità medioevali. Liberalizzando la caccia con le frecce si liberalizza anche la possibilità e l'idea di quell'attività, di cui francamente nessuno, tranne una dozzina di appassionati su 15 mila cacciatori, sente il bisogno.

Le spiegazioni dell'assessore alla Caccia che ha proposto l'emendamento poi votato da gran parte del consiglio regionale non paiono convincere neppure i cacciatori, quelli che vanno nei boschi con i fucili.
Inevitabile la sollevazione, la rivolta non solo degli animalisti, ma dei normali cittadini, di fronte all'apertura a questa barbarie venatorie.


Spesso di fronte a un problema si invoca una parola che piace tanto: il buonsenso. E allora per una volta per risolvere un piccolo grande problema proviamo a lanciare un appello anche noi: si usi il buonsenso e si revochi l'emendamento. Vedere un animale agonizzante con una freccia conficcata nel muso è terribile già quando si parla di bracconieri, ma diventerebbe insopportabile se a provocarlo sarà un cacciatore con regolare permesso regionale.

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