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Dentro questa ritrovata vittoria non si può non leggere un omaggio a Paolo Mantovani – la famiglia sul prato del Ferraris, il sorriso del grande presidente cucito sulle maglie – a 30 anni e pochi giorni dalla sua scomparsa
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di Claudio Mangini

Quante cose ci sono dentro il 2-0 della Sampdoria al Cosenza? Innanzi tutto, tre punti importantissimi per salire qualche gradino in classifica e cominciare a osservare l’orizzonte da una prospettiva meno soffocante. Poi, o forse prima di tutto il resto, lo smantellamento di un tabù che frenava e condizionava: quello delle vittorie a Marassi, che mancavano da sette mesi.

Strettissimamente legata al dato statistico, la possibilità di fare finalmente un regalo ai tifosi, che hanno dato abbondante credito alla Sampdoria del nuovo corso e della salvezza dal fallimento – 18.229 tessere di abbonamento e un affetto costante – ma che finora erano stati ricompensati con soddisfazioni molto risicate.

Dentro questa ritrovata vittoria non si può non leggere un omaggio a Paolo Mantovani – la famiglia sul prato del Ferraris, il sorriso del grande presidente cucito sulle maglie – a 30 anni e pochi giorni dalla sua scomparsa. Ancora: questa vittoria, e questa prestazione, sono uno splendido biglietto da visita per gli ospiti di Radrizzani e Manfredi che hanno osservato la partita dal box presidenziale. E si sa che la Sampdoria, nel piano di rilancio, non può prescindere dall’innesto di forze fresche.

Uno stadio che è un contenitore di tifo all’inglese, quelle maglie particolari e spettacolari, questa vittoria di anema e core non possono lasciare indifferente un interlocutore davvero interessato. Dopodiché, ovviamente, toccherà aspettare se le premesse possono trasformarsi in concreto interesse.

Tornando alle cose di campo, il risultato maturato non può che rappresentare un’iniezione di fiducia per i singoli  e di autostima collettiva. E non si tratta di cliché ma di psicologia sportiva: la convinzione è un parametro che incide sulla prestazione, la fiducia fa osare la giocata che resta autocensurata nei momenti di difficoltà. L’impegno può esserci sempre, metabolizzarlo e trasformarlo in prestazione è l’obiettivo. Finalmente raggiunto.

Non a caso Ronaldo Vieira l’ha spiegata con queste parole: "È quello che volevamo. Avevamo già notato un’energia mentale diversa. Dovevamo solo metterla in pratica e far vedere che ci siamo". Appunto. Infine, ma certamente non ultimo per importanza: questo risultato e questi tre punti allontanano, si spera definitivamente, le ombre dalla panchina di Pirlo, lo sottraggono al contesto risicato del quotidiano, gli concedono di lavorare con serenità. Magari, lo ha sempre fatto, magari non si è mai fatto turbare, ma comunque non è cosa da poco scacciare i fantasmi e tacciare le illazioni.

Il simbolo di questa Sampdoria che torna alla vittoria che mancava dallo scorso 19 marzo è Fabio Borini. Finora criticato eccessivamente e spesso ingiustamente: l’impegno da parte sua non era mai mancato, nemmeno nelle giornate negative, stavolta arrivano due gol, uno su rigore e uno su azione, va in rete per la terza partita consecutiva e lascia sul prato dei rimpianti la splendida girata che, nel recupero del primo tempo, va a cercarsi con tempo d’inserimento perfetto e che si stampa sulla traversa.

Ma è pure la giornata di Stankovic che torna fra i pali e spegne le velleità del Cosenza con due-tre parate impeccabili lasciando la sua porta inviolata: il posto ora è suo, Ravaglia merita il grazie per esserci sempre quando è richiesta la sua presenza in campo ed esserci sempre ai bordi e nello spogliatoio. Pirlo ha sottolineato che davanti a un portiere di 21 anni ha agito c’era una coppia centrale di quarant’anni in  due, 20 e 20. Depaoli ha confermato di essere fondamentale per continuità, corsa, generosità. Verre ha alternato imprecisioni a intuizioni e all’inserimento che ha fruttato il penalty del vantaggio. Vieira ha dato sostanza al centrocampo e Kasami, quando è entrato, ha mostrato parte del suo repertorio di concretezza e mestiere. E si potrebbe continuare, ma non è l’ora delle lodi. E peccato, certamente, per la ricaduta di Pedrola.

In dieci giorni è arrivata prima l’omologa del piano di ristrutturazione, poi la vittoria che mancava. Due momenti chiave per il futuro a breve e a lungo termine, che possono veramente rappresentare le basi per la realizzazione dello slogan di mezza estate: “Ricominciamo”. Da qui, da uno spirito ritrovato e una consapevolezza nuova, da un gruppo unito. Sudtirol, Palermo in casa e trasferta a Modena possono essere le tappe più prossime della nuova Sampdoria.