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di Luigi Leone

Bentornato Partito democratico! La sua segretaria, Elly Schlein, manda in soffitta le primarie, almeno parzialmente, e torna all’assunzione della responsabilità tipica di chi deve scegliere. E massimamente se si tratta di un candidato alla carica di premier, presidente di Regione e sindaco. Certo, lei, Elly, è passata dalle primarie e sul punto rimane coerente alla sua… incoerenza, come vedremo. Ma il passo avanti c’è e si vede.

L’esempio plastico viene da Sanremo, dove la primavera prossima si andrà alle urne per scegliere il nuovo primo cittadino (quello attuale, Alberto Biancheri, ha raggiunto il limite dei due mandati imposto dalla legge). Il Pd ha designato Fulvio Fellegara, ex segretario provinciale della Cgil, giovane e conoscitore dei problemi. Su di lui ha convenuto l’intera Sinistra: che senso avrebbe avuto sottoporlo al rito, stantio, delle primarie? E’ pur vero che il Movimento Cinque Stelle non ci sta, però nello specifico si parla di un’alleanza d’altro tipo, senza dimenticare che alle comunali di solito i grillini pesano davvero poco.

Dunque, per tornare a bomba: se esiste un’intesa su un nome, i Dem si accorgono che i gazebo sono inutili. Sarebbe valso, in verità, anche per la loro segreteria nazionale. Gli organismi dirigenti e gli iscritti, infatti, avevano puntato in maggioranza sul governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini. Non a Genova, dove i democratici si sarebbero dovuti rassegnare, secondo le regole imposte dalla logica dell’assunzione di responsabilità, al ruolo della minoranza. Invece arrivò Elly Schlein: riprese la tessera, che aveva stracciato, impose le primarie aperte (cioè potevano votare anche i non iscritti) e alla fine si impossessò del partito. Facendo così della Liguria un avamposto del suo “rinnovamento”, sebbene non adeguatamente riconosciuto.

È stato, poi, un florilegio di affermazioni, delle quali due meritano di essere ricordate. Uno: “Evviva il metodo della democrazia diretta”. Due: “Le primarie sono lo strumento principale della democrazia”. Ed eccoci alla coerenza dell’incoerenza da parte della signora Elly. Se le cose stanno come disse poco dopo la scalata al Pd, per quale motivo oggi è tanto fieramente contraria all’elezione diretta del premier? 

Invoca il principio della rappresentanza su cui si basa il Parlamento, figlio della Costituzione. Ma lo fa per difendere le decisioni dei padri costituenti o perché deve andare purchessia in un piede a Giorgia Meloni? Cioè: c’è qualcosa di più democraticamente valido della elezione diretta di un primo ministro? Si obietterà che in questo modo si semplifica molto e che l’obiettivo del governo non tiene del tutto in conto la complessità della materia. Vero. Ma Schlein non ha detto che l’elezione diretta va bene e che bisogna correggere l’impianto previsto da Meloni. No, sostiene tout court che non va bene l’elezione diretta.

Qui, allora, vien fuori una certa confusione. L’elezione indiretta è compatibile con il fresco “no” alle primarie. Ma è incompatibile con il metodo che ha portato Elly alla segreteria. Se fosse circondata da persone che attuano le sua stessa politica bisognerebbe chiederne le dimissioni (a volte, per essere onesti, aveva pure ragione). Però, siccome cosa fatta capo ha, molto meglio dare il bentornato al Pd fra coloro che sono disposti a prendersi la responsabilità delle scelte. Per il futuro, semmai, eviterei, questo sì, la coerenza dell’incoerenza…