Del piano di recupero dei forti sulle alture di Genova, la storica difesa della città, le doppie mura seicenteseche, settecentesche e napoleoniche, che ci hanno salvato dal nemico per secoli, si parla da decenni. Ho visto più amministrazioni comunali lanciare quella sfida di tentare un recupero di queste fortificazioni, che nel mondo sono per numero_ trentadue _ e superfici seconde solo alla Muraglia cinese. E lo certifica perfino Wilkipedia.
Ricordo bene lo sforzo dell’assessore al Patrimonio Rosario Monteleone della giunta di Marta Vincenzi, i tentativi per far passare i forti abbandonati dal demanio al Comune, in modo finalmente di poter intervenire.
E ora forse ci siamo con il sindaco Bucci che ha dato una spinta al mega progetto, lanciando l’idea, in realtà molto discussa da gruppi di cittadini che sarebbero “sorvolati”, della famosa funivia Stazione Marittima-Begato, una soluzione per rendere accessibili i forti che sono lassù intorno alla città, sui crinali, raggiungibili solo a piedi e parzialmente con le strade che salgono dai quartieri collinari.
Ci siamo anche con le prime idee di recuperare sette forti del sistema centrale di fortificazione, quelli che proteggevano il centro della città, che hanno fermato, per esempio, gli austriaci nel 1747. E il fatto che a occuparsi del progetto ci sia uno come Tonino Bettanini, vecchia conoscenza non solo della politica genovese, conforta. Siamo in buone mani per pensare che Begato e i primi sette forti incomincino a vedere una prospettiva, finalmente offrendo un futuro non di degrado a una bellezza storica che non è solo “muraria”, ma che valorizza uno scenario ambientale veramente unico al mondo.
Da quelle fortezze, da quelle mura, cui si affaccia per più lati sulla Superba e sul suo mare, c’è una visuale complessiva della città e del golfo.
Le potenzialità sono enormi, l’attrazione che potrebbe offrire il recupero dei primi forti, raggiungibili e collegati con strade percorribili, e non solo per sentieri, è incalcolabile. Begato, che è il forte più facile da rilanciare, potrebbe diventare anche per la sua conformazione il luogo ideale per organizzare eventi, spettacoli, grandi incontri.
Non è un caso se un geniaccio come Tonino Conte abbia organizzato qualche decennio fa i suoi spettacoli del Teatro della Tosse, ambientandoli in uno dei forti. Ma arrivarci allora era quasi un’impresa, che poi aveva il suo corrispettivo artistico, ma solo estiva ed episodica.
Incominciare a salvare i forti, renderli raggiungibili, farli vivere potrebbe salvare uno dei luoghi più spettacolari e rari di Genova: il Righi la fantastica “montagna” che sta sopra il centro, raggiungibile con la famosa funicolare che parte dalla Zecca, ma che è rimasta come era nei secoli scorsi.
E’ stupenda, ma non offre quasi accoglienza e possibilità di ristoro. Lì non si è mai mossa una pietra. Esistono, da sempre, un ristorante all’arrivo della Funicolare, coraggiosamente rilanciato negli ultimi anni dagli eredi della storica famiglia Pescetto, quella delle farmacie, un altro ristorante un po’ più in su, luogo ambitissimo quando la città è sotto la canicola estiva, l’ex Circolo dei cacciatori nei pressi dell’Osservatorio e niente di più.
Eppure il Righi diventa lo stesso un’attrazione, che calamita vere folle nelle domeniche di primavera ed estate ed ora in ogni stagione.
E’ un luogo di percorsi che si tuffano nei boschi sopra la parte occidentale di Circonvallazione a Monte, alle spalle del Lagaccio. Un specie di Svizzera a dieci minuti di macchina dal centro, dove quando nevicava si creava uno spazio magico e dove si può camminare in mezzo agli alberi, scegliersi percorsi incredibili di ritorno verso il centro, attraverso le creuze sconosciute che calano a valle in scenari spesso sconosciuti.
Puoi “salir” veramente, come sceneggia così bene la trasmissione di Mario Paternostro e poi scendere. Puoi decidere di camminare nel bosco che arriva alla Polveriera, altra immutabile ristorante in mezzo al bosco, oppure andare verso Pino Soprano, Crocetta d’Orero, perfino Casella, sorvolando la ferrovia.
Ma, a parte l’altra osteria delle Baracche, una specie di campo-base per le camminate, sotto le mura dei forti Puin e Diamante, non troverai mai nessun pit stop possibile per sederti, rifocillarti, fermarti in pace a guardare il mare in fondo all’orizzonte.
Mai un bar, un chiosco, una pizzeria, un negozio che esponga souvenir, gadgets, mappe, piantine, depliant. Ci sono in tutto il mondo. I francesi valorizzano in questo modo quattro pietre in croce. Noi abbiamo la Seconda Muraglia del mondo e abbiamo lasciato tutto uguale.
Nel mondo si sono inventanti prima le bici mountain bike e poi i relativi percorsi, poi perfino le discese down-ill, sempre in bici, creando un colossale indotto non solo di attrezzature, ma di assistenza.
Altro che down ill, il Righi è un paradiso là sopra, simile a se stesso per sempre. Da ragazzi, quando il clima era diverso ci si organizzavano perfino gare di sci dopo le nevicate. Ora non nevica più neppure in montagna, quindi bisogna pensare ad altro.
Ma se si recuperano i forti, forse qualcosa si muoverà e il Righi potrebbe diventare una grande attrazione e generare vantaggi e iniziative redditizie. In fondo nel 1992 abbiamo recuperato il Porto Antico, che stava da secoli oltre una barriera invalicabile. Grazie ai 500 anni di Cristoforo Colombo e a Renzo Piano. E ora chi sarà il Colombo del Righi, trecento metri più in alto?
IL COMMENTO
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