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di Luigi Leone

La notizia è comparsa sulle pagine imperiesi del Secolo XIX: il nuovo sindaco di Sanremo, Alessandro Mager, cerca un capo di gabinetto. Fin qui niente di strano. Ma si legge: l’offerta è di 45.000 euro lordi all’anno. Malcontati sono circa 22.500 euro netti, più o meno 1.900 euro per dodici mensilità. Ah, naturalmente, però questo lo trovo giusto, il contratto è a tempo determinato: quando farà le valige il sindaco le farà pure il suo capo di gabinetto.

Una domanda sorge spontanea: chi si può presentare per una simile “munifica“ retribuzione, oltretutto a tempo? Ben che vada un ragazzo alle prime armi (forse). Di sicuro, non chi dovrebbe mettere insieme capacità ed esperienza, dati i requisiti non propriamente ordinari che si richiedono. Costui, infatti, deve essere il braccio destro del sindaco di una città non enorme e tuttavia importante come Sanremo. Secondo consuetudine, inoltre, il capo di gabinetto lascia il lavoro almeno un minuto dopo il suo “principale”. Non è codificato, però funziona così.

Ciò che non funziona proprio, invece, sono gli emolumenti. Oddio, 1.900 euro netti al mese sono persino uno stipendio accettabile visto che la stragrande maggioranza guadagna la metà o poco più. Ma è esattamente qui che si dovrebbe intervenire. La retribuzione del possibile capo di gabinetto di Sanremo va bene se rapportata a quelle che si vedono in giro, però né l’una né le altre sono commisurate alla realtà. Difatti moltissime famiglie stentano ad arrivare a fine mese e, soprattutto, si ritrova nell’elenco dei nuovi poveri anche chi ha un lavoro. Che spesso è precario e sempre è sottopagato.

Si dirà, come fanno tutti i partiti dell’opposizione parlamentare: almeno si vari il salario minimo. Mi è già capitato di scriverne: falso problema e falsa soluzione! Facendo un ragionamento semplice, forse semplicistico, certamente realistico: si stia pur certi che una volta stabilito un minimo, lì si plafoneranno tutti. Anche coloro che oggi stanno ben al di sopra, perché non c’è clausola di salvaguardia che tenga quando di mezzo ci sono i “piccioli” (o i “danè”, ognuno li chiami come crede). Sarebbe solo questione di tempo.

Insomma, ci sono molte buone ragioni perché la notizia che arriva da Sanremo sia giudicata un errore. Come a suo tempo fu sbagliato non l’aumento della retribuzione di sindaci e assessori, bensì il mancato incremento di quanto percepiscono i consiglieri comunali, ai quali certo non difetta l’onere dell’impegno che devono metterci ogni giorno. Poi ci si stupisce se non sono i migliori, eufemismo, ad accettare di candidarsi?

È tutto il sistema, in realtà, che va rivisto se si vuole che la crescita si consolidi. Certo, il più zero virgola attuale è meglio del meno. Ma se non si rilanciano davvero i consumi interni, cioè si hanno in tasca più soldi da spendere, si fanno soltanto delle gran parole. Non è pensabile andare avanti offrendo 45.000 euro lordi all’anno al capo di gabinetto di un Comune importante. In più pretendendo da lui un certo tipo di lavoro. Aveva ragione il compianto Victor Uckmar: finché non cambiamo tutta la pubblica amministrazione, le riforme spot del fisco, della giustizia, della sanità e via elencando non servono assolutamente a niente.