Una prudenza scaramantica zavorra ancora un poco le parole. Ma ormai gli uomini al comando di casa Sampdoria si lasciano andare, dopo un inizio di stagione al coperto: (molti) più fatti che parole. Ora è arrivato pure il momento di rendere esplicite le ambizioni. La Sampdoria non si nasconde più. E se il presidente Matteo Manfredi batte il tasto del farsi trovare pronti fin dalla partenza e Pietro Accardi, responsabile dell’area tecnica, parla genericamente di far meglio dell’anno scorso - «l’obiettivo lo vedremo strada facendo» -, è Andrea Pirlo a dire chiaro quale dev’essere l’impegno della Sampdoria 2024-25, anno secondo dell’era Manfredi-Pirlo. «Non possiamo permetterci di non lottare e di non avere il sogno di competere per tornare in serie A», ha sintetizzato in un’intervista al Secolo XIX.
Per tornare al concreto – numeri e analisi tecniche –, ci sono almeno dieci buoni motivi per credere che questa Sampdoria possa giocare con la serie A nel mirino.
- GIOCATORI PIU’ ESPERTI. L’anno scorso la Sampdoria era stata costruita in modo schizofrenico, con un mix di giocatori esperti che cercavano riscatto dopo esperienze più o meno esotiche (Borini e Ricci), giovanissimi in cerca di affermazione e salto di qualità (Ghilardi, Facundo Gonzalez, Stankovic, Giordano, Yepes, Esposito, Pedrola) e qualche elemento in cerca di una continuità di rendimento forse mai dimostrata in carriera (Verre, Vieira). Al netto degli infortuni, un cocktail non facile da miscelare. Quest’anno Accardi ha puntato su giocatori-sicurezza per la categoria. Se sommi i curriculum di Romagnoli, Coda e Venuti, metti insieme nove promozioni dalla B alla A. Se aggiungi Ioannou, Bellemo e Tutino, vai a 12. Con Barreca e Ricci, se rimarranno, arrivi a 16 salti in alto centrati dal campionato cadetto. A questi nomi, a mercato ancora aperto, si potranno forse aggiungere (Accardi deve essere situazionista e pensare di poter cedere qualche giocatore che, pure, a Pirlo farebbe comodo) quelli di Borini, Bereszinsky e Kasami. Insomma, altro telaio di squadra – e altre professionalità “da categoria” - rispetto a dodici mesi fa.
- LA COPPIA DEI SOGNI. Sembrava, appunto, l’accoppiata dei sogni e, invece, è quella della realtà: Massimo Coda, 16 gol l’anno scorso, capocannoniere della B nel 2021 e 2022, insegue il record assoluto di marcature in serie B; Gennaro Tutino, arriva dalla stagione da primato, 20 gol l’anno scorso, con la maglia del Cosenza. Insieme possono intendersi e completarsi. Accardi, bravissimo a surfare sull’indice di liquidità, pensa ancora a un rinforzo per il reparto. Borini è una risorsa, alle spalle dell’attacco o da attaccante. E, se il sortilegio lo abbandona, in autunno potremmo rivedere in campo il ragazzo d’oro Estanis Pedrola.
- DIFESA BLINDATA. Pirlo vorrebbe non perdere Bereszinsky, cui affida la fascia di capitano. Nello schieramento a tre, con la certezza Romagnoli (vicecapitano del Frosinone, 4 promozioni conquistate dalla B alla A) e Vulikic a sinistra il pacchetto arretrato regala un’idea di compattezza ed esperienza che la banda dei giovani dell’anno scorso non poteva certo garantire. A giocarsi una maglia, ci saranno il gioiellino Leoni, salvo cessione non ancora da escludere, la vecchia conoscenza Ferrari, più Veroli, altro giovane di talento in arrivo da Cagliari, e probabilmente Barreca.
- PIU’ CENTIMETRI. Il calcio moderno, si sa, è muscolare. Chili e centimetri. La Sampdoria ha lavorato anche in questo senso: l’altezza media dei nuovi arrivati viaggia intorno ai 185 centimetri. Niente male.
- PIU’ DETERMINATI E PIU’ CONSAPEVOLI. Dodici mesi fa, la Sampdoria era una squadra alla ricerca di se stessa e di un’identità, costruita dopo la bufera-rischio fallimento e con l’obiettivo generico di fare il meglio possibile. Quella dioggiè una squadra che sa dove vuole, e dove deve, competere. Con l’obiettivo, ormai esplicito, di lottare per la A essendo pronti «fin dall’inizio», come ha detto il presidente Manfredi. Non è un mistero per nessuno: essere nella Sampdoria, in una Sampdoria costruita così, significa doppia consapevolezza, dei propri valori e del traguardo cui puntare. Le amichevoli non incidono ma possono aiutare, soprattutto il successo di Empoli. Perché dà fiducia e convinzione.
- GIOCO, LA BASE C’E’: Pirlo è un uomo e un tecnico intelligente, che ha saputo adattare la Sampdoria alle situazioni contingenti e al materiale umano a disposizione. Ma ha una sua idea di calcio, fatta di possesso palla, comando del gioco, cambi di velocità dalla trequarti. Si parte non da zero, ma da un copione già scritto e, ovviamente, da adattare in corsa.
- MANAGEMENT PIU’ CHIARO: Nicola Legrottaglie era arrivato come uomo di fiducia di Radrizzani, poi progressivamente uscito di scena per lasciare il palcoscenico a Manfredi. Anche il manager è finito progressivamente fuori dai riflettori. Andrea Mancini è cresciuto in fretta e ha fatto bene nel mercatodi gennaio, ma Manfredi cercava una certezza, e ha scelto Accardi. La proposta di collaborazione in un ruolo ridimensionato, ovviamente, non ha soddisfatto Mancini junior che ha scelto altre strade. Ci sono stati cambiamenti anche negli staff medico e della preparazione-recupero. Una cosa è certa: più chiarezza, meno possibilità di equivoci.
- SENZA PUNTI DI PENALIZZAZIONE. Quel peso è stato, forse, determinante nel momento decisivo della stagione. Come sarebbero potute andare le cose, se – senza la penalizzazione – la Sampdoria avesse potuto affrontare il Palermo in casa, nel preliminare playoff? Partire senza pesi aggiuntivi è già un buon modo di partire.
- SENZA ALIBI. Non c’è un rischio di fallimento, evitato in extremis, e non c’è una nuova proprietà che deve fare esperienza. Non c’è una squadra nata, forzatamente e fra mille limiti operativi, in modo approssimativo. Un anno dopo, non ci sono alibi: chi va in campo con la maglia blucerchiata sa che deve giocare per provare in tutti i modi a salire in A. Lo sanno vecchi e nuovi arrivati, lo sanno pure gli avversari.
- EFFETTO TIFO. Diciottomila tessere a una settimana da Ferragosto, i 18.229 dell’anno scorso a portata di mano, quota 20mila obiettivo raggiungibile. I sampdoriani hanno risposto con un pieno di fiducia alle strategie operative dell’anno secondo della nuova Samp. Il tifo blucerchiato può davvero essere l’arma in più e un condizionamento per gli avversari. Un anno fa, per alcuni dei ventenni inesperti, lo stadio di casa poteva anche essere un totem capace di incutere timore. Quest’anno la Sampdoria che parte con ambizioni ormai palesi avrà nel suo tifo un aiuto determinante.
IL COMMENTO
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