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Mi piace sentire parlare Egle Possetti dal palco, alla Radura della Memoria, il 14 agosto. Mi piace e mi rassicura. Allontana la mia mente dai pensieri cavillosi dei tecnicismi legali, quelli che vanno in scena, com'è del resto normale che sia, nelle aule del Palazzo di Giustizia.

Mi riporta, piuttosto, a quell'idea profonda e indiscutibile: “Un ponte sull'autostrada non può crollare, chi ha la responsabilità di gestirlo è colpevole”. Chi, quanto, perché e quale pena dovrà espiare lo decideranno i giudici ma la colpa davanti agli occhi di coloro che sopra o sotto quel maledetto ponte hanno perso il cuore è certissima. La sentenza quegli occhi l'hanno già scritta.

Il pericolo, piuttosto, è l'oblio. Dimenticare, come spesso succede, perché il tempo lava tutte le ferite. Non è così. Il tempo dilata il dolore, lo deforma, in qualche misura lo cambia, come Egle ha avuto modo di dire oggi, ma non lo lenisce. Resta li, inesorabile. E se la vita continua, ci si risposa, si fanno altri figli, ci si arrabbia sul lavoro o al semaforo per una precedenza mancata, quella stessa vita ha perso un pilastro, traballa come un tavolino cui manca una gamba.

E il pericolo, ancora, è che la lontananza sfumi i contorni e cancelli la lezione. Oggi rifacciamo la guerra perché ci siamo dimenticati come si viva sotto le bombe, nei rifugi. Domani restituiremo la gestione delle infrastrutture pubbliche a qualcuno che penserà solo a sé stesso: perché la storia è maestra di vita solo quando la si ricorda e l'essere umano dimentica. Dimentica sempre.

Noi non lo permetteremo. Continueremo a battere, ogni giorno delle nostre vite, a ricordare che cosa è successo, perché è successo. Grideremo il nostro sdegno per chi ha barattato una villa in più, una fuoriserie in più con la vita degli altri.

L'Italia il 14 agosto del 2018 ha perso la sua dignità: abbiamo dimostrato a noi stessi che il vero terzo mondo, quello dei Paesi fantoccio dove non si è sicuri a mettere i piedi fuori da casa, è qui e non altrove. Quel giorno abbiamo perso il diritto di dare lezioni.

E' solo punendo i colpevoli e costruendo un sistema che sia davvero al servizio di noi tutti che l'Italia potrà seriamente rialzare la testa: ma il percorso è ancora lungo e, purtroppo, non è scontato.