Quella di un ragazzino accoltellato per un like di troppo nella notte di Ferragosto a Sori è una notizia che dà modo, come sta accadendo in queste ore, di raccogliere approfondimenti e pareri di esperti. Ma merita anche un'attenzione e una delicatezza nuove da parte di tutti e tutte. E qualche riflessione che possa portare i più scettici - gli adulti, naturalmente - magari a un cambiamento di paradigma, di piano dal quale guardare il mondo e leggerlo.
I commenti ai fatti dell'altra sera, anche di personaggi famosi, parlano da soli. Li riassumo: si parla di "famiglie alla deriva", "impotenti nel gestire figli problematici", di genitori "lassisti" e "assenti", magari perché dietro a questa o altre storie ci sono famiglie disgregate nel loro nucleo iniziale e poi riaggregate in nuove formule.
Leggo del potere "malefico" dei cellulari e della socialità e socializzazione "malata" espletata attraverso l'uso spasmodico dei social network. Questo "prolungamento innaturale del loro braccio" che li porterebbe a "rintronarsi e distruggersi", in un circolo vizioso che dal controllo veloce e continuo delle notifiche li condanna dritti al carcere minorile, o peggio, alla demenza cognitiva precoce.
Ma ci siamo mai seduti a parlare con loro senza filtri? A superare la soglia dell'imbarazzo reciproco e a ruota quella per loro più pressante, quella del sospetto che noi siamo solo l'ennesimo "snitch" (spia), "boomer" (fuori moda, anziano), "cringe" (ridicolo) e così via?
Per esempio sarebbe stato possibile capire molto rapidamente che i modelli di comunicazione tra loro, nelle loro comunità di riferimento sono in continua evoluzione. E queste comunità spesso sono piccole, geograficamente poco estese, caratterizzate da tante cerchie di condivisione di interessi iper-settoriali che interagiscono e vivono di linguaggi propri, come è sempre accaduto nel mondo e nelle comunità locali peraltro.
I modelli: quasi impossibile codificarli perché arrivati a una sorta di momento in cui sembra di averli colti, ecco che già si sono evoluti in nuovi. Le cerchie: aperte all'ingresso tra pari, completamente chiuse invece agli snitch, appunto, e a tutti i loro simili. Ai genitori e a tutti gli adulti dunque. In questo panorama, difficile ergersi a censori, giudicanti dei loro modelli, se nemmeno siamo in grado di afferrarne i confini.
Arrivo all'amore. Ai tempi del "colera-Instagram". Al significato di quel 'like' di troppo che avrebbe portato a un regolamento di conti tra due ragazzini. Accade che due adolescenti possano conoscersi nella realtà e poi ritrovarsi, "ribeccarsi" attraverso le proprie coordinate social. Invece che il numero di cellulare, si scambiano un follow su Instagram. E non accettare (i loro profili sono sempre tutti privati, sono diversi a seconda dell'uso e della comunità di cui si fa parte), ha la stessa valenza del non dare un numero. O del non rispondere al telefono, o a un WhatsApp.
A relazione avviata - che importa che sia da una settimana o da un mese - il seguire le regole social è un indicatore del rispetto dei due elementi della coppia.
La ragazza, o il ragazzo, liberi di esprimere le loro personalità nelle "storie" su Instagram (che i post, li fanno solo i boomer o chi è almeno maggiorenne, i musei e le aziende), liberi di esporre elastici di mutande con addominali in bella vista e labbra gonfie di filler, stanno però attenti alle reazioni altrui curandone i dettagli. La ragazza che pubblica la storia controllerà le reazioni e i commenti di amiche e compagne, del suo gruppo di appartenenza, ma sentirà come un campanello d'allarme l'arrivo di un like da parte di qualcuno che di queste cerchie non fa parte.
"Il like non si mette. Se lo metti alla mia ragazza non mi rispetti, è come l'inizio di un approccio". E' la spiegazione di un 14enne, che commentava quanto accaduto a Sori.
E il sapere che quel ragazzo ha messo un like alla storia della fidanzata di un altro, porta subito a una reazione a catena. Forse per un adulto la parte più incomprensibile.
Una reazione fatta di due momenti. Il primo è che la ragazza, impegnata, decida di avvertire il suo fidanzato dell'aver ricevuto questo "like" e ne sveli l'autore. Il secondo è che il fidanzato, in qualche modo dunque 'provocato' dal gesto che viene avvertito come invasione di un territorio altrui, si arroghi subito il diritto di scrivere un DM (messaggio diretto e dunque privato tra due utenti su Instagram) al terzo incomodo per avvertirlo di non farlo più. Non cambia nulla a parti invertite: è la ragazza a farsi sentire con la potenziale concorrente, o eventuale rivale in amore.
Nel social in cui avvengono le interazioni, le conoscenze, talvolta gli inizi di una relazione, valgono alcune regole che gli adulti considerano esclusive della vita reale. E un like, in questa particolare visione, può portare anche a una reazione dell'altro. Colti i meccanismi, resta da capire quanto queste interazioni siano bonarie, come si farebbe con uno sguardo in un bar quando arriva un'occhiata lunga al proprio ragazzo.
Senza mai e poi mai giustificare la violenza, la sopraffazione e l'offesa. Forse è su questo che si può lavorare. Comunità educante intera. Dopo aver però aperto la porta a loro, e provato a capirli questi nuovi meccanismi e codici che sono tra noi. Resteremo snitch e boomer, ma avremo almeno in parte recuperato un dialogo mancante e senz'altro imparato qualcosa del mondo che ci circonda.
IL COMMENTO
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