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Ancora un evento alluvionale, ancora danni e paura. E’ ormai radicata nel comune sentire la necessità di contrastare i mutamenti del clima attraverso il cambiamento del nostro modello di sviluppo. Non chiaro a tutti è il fatto che la ricorrenza con cui eventi calamitosi si susseguono richiede un adattamento e azioni di mitigazione dei fenomeni con cui siamo condannati a vivere!

Il tema è particolarmente sentito nel settore agricolo dove i finanziamenti che ogni anno sono programmati con fondi dell’U.E. sono molto orientati alle azioni di transizione ecologica (talvolta anche con poca ragionevolezza), come accade quando si chiede di non coltivare parte dei terreni e non hanno finalizzazioni per la sicurezza delle strutture e delle imprese; si continuano a finanziare i muretti a secco, che le copiose piogge ormai frequenti fanno venir giù, sono privilegiati interventi di ingegneria naturalistica anche in luoghi in cui i rischi idrogeologici consiglierebbero strutture in cemento armato… Così le serre debbono sempre essere fatte leggere e vetrate per un minore impatto sul paesaggio, ma accade che vengano distrutte da grandinate e trombe d’aria, eventi quasi sconosciuti nel passato e che oggi appartengono e apparterranno al nostro quotidiano.

Occorre che si consolidi nella pubblica opinione e nelle istituzioni la convinzione che per convivere con un clima che è diventato ostile dobbiamo fare delle cose per difenderci. Difenderci con opere e infrastrutture che hanno un costo ambientale e paesaggistico ma che sono ormai necessarie. Se le mareggiate continuano ad avere onde più alte vanno alzate le scogliere, se nelle città sono frequenti venti oltre i 90 Km/h dobbiamo rinunciare ai viali di platani o tigli perché con simili venti cadono anche gli alberi sani nei boschi…

Se in aree pianeggianti e agricole come quelle albenganesi cadono 50 mm d’acqua in un’ora o si fanno canali o tutto ciò che c’è va a bagno e se non la si smette di ostacolare per ragioni ecologiche l’asportazione di materiale da torrenti e fiumi o non si alzano argini o non si fanno vasche di laminazione e scolmatori i torrenti e i fiumi continueranno ad esondare e sempre di più perché il clima cambia e cambia in peggio! Ciò che sappiamo è che il clima ci darà in ogni caso eventi più gravi e frequenti nel prossimo futuro, dico in ogni caso perché le stesse politiche di transizione ecologica potranno avere effetti di rallentamento ma non di soluzione dell’emergenza climatica con cui dobbiamo abituarci a convivere; quindi pensiamo a cosa ci serve per “sopravvivere” a cosa bisogna costruire e modificare considerando che torneranno trombe d’aria o bombe d’acqua e soprattutto si ponga come obbiettivo dei fondi per l’agricoltura anche la sicurezza per le aziende che oggi non trovano manco più qualcuno che assicura i danni da clima!

Franco Orsi, agricoltore, già senatore e amministratore