“Se un giorno un politico, in uno di quei talk show in cui si urla e ci si insulta, si alzasse dalla sedia, andasse dal rivale, gli porgesse la mano e gli dicesse ‘debbo chiederti scusa, su questo punto avevi ragione tu’, ecco, quel politico, in quel momento, non avrebbe perso. Avrebbe vinto”. E’ l’ultima frase dell’editoriale con cui il neo direttore del Secolo XIX, Michele Brambilla, spiega che cosa il giornale domanderà ai due principali contendenti per la carica di presidente della Regione Liguria, “Bucci Marco e Orlando Andrea, in rigoroso ordine alfabetico”.
Non conosco Brambilla e non posso neppure considerarlo un mio successore: io sono arrivato solo alla vicedirezione del Secolo. Però è un collega giornalista e quindi mi arrogo il diritto di dire una cosa: sono assolutamente d’accordo con lui. Tra Bucci e Orlando, dunque fra il centrodestra e il centrosinistra, sono spesso volati gli stracci. E si è inserito Nicola Morra, ex grillino, che ha pure tirato in ballo la salute del sindaco di Genova. Non ci siamo fatti mancare niente.
Da qualche settimana vado ripetendo che questo tipo di campagna elettorale rischia di disamorare ancor più le persone rispetto alla politica, talchè mi aspetto un ulteriore incremento del partito degli astenuti. Faccio un pronostico, dunque mi espongo a uno sbaglio e aggiungo che mi auguro di incorrere in quello sbaglio. Temo, però, che i fatti mi daranno ragione.
Il motivo, in sé, è semplice: finora non abbiamo sentito davvero come Bucci, Orlando e gli altri candidati vorrebbero risolvere i problemi dei liguri. Qua e là c’è stata una spruzzata di ipotesi. Ma più che altro sono servite per rinfacciarsi l’un l’altro le colpe.
Prendiamo la sanità. Bucci dice che bisogna cancellare o ridurre di molto i tempi di attesa per visite ed esami. Non abbiamo il bene di sapere come vorrebbe fare (o non ho capito io?), a parte che vuole servirsi pure della sanità privata. Intanto, però, rimprovera a Orlando ogni nefandezza. Il quale ribalta le accuse, afferma che vuole la sanità pubblica pur senza demonizzare quella privata e naturalmente giura che con lui le code o spariranno o diventeranno accettabili.
E se sul tema, come su altri, tutti, compresi i candidati, si affidassero al buon senso? E’ quanto chiede il cittadino, il quale francamente se ne frega di chi sia la responsabilità (casomai i conti si faranno dopo): vuole curarsi ed è pronto a dare fiducia a chi gli proponesse seriamente il modo di farlo. Soltanto che, a naso, nessuna parte può davvero pensare di risolvere da sola la questione. Per riuscirci occorrerebbero, a mio parere, tre cose: credibilità, denaro e unità di intenti.
La prima la politica deve riconquistarla sul campo, proprio con le cose che saprà fare. Quindi vedremo. Circa i soldi, sono pochi: bisogna farseli bastare e avere il coraggio di dire la verità, se ci vorrà più tempo proprio a causa della carenza, purtroppo conclamata, di denaro. Di sicuro non servono le promesse da marinaio.
Resta il terzo ingrediente, l’unità di intenti. Un vecchio adagio popolare recita che quando c’è la salute c’è tutto: è così difficile immaginare che su un argomento del genere i partiti possano trovarsi insieme a cercare la soluzione, non inseguendo il consenso dal fiato corto del “è colpa sua”? La stessa cosa dovrebbe accadere per almeno un altro tema sul quale la Liguria discute da decenni: le infrastrutture, cioè i collegamenti con il resto del mondo. Sono due emergenze, vanno trattate con logica emergenziale.
E qui torno al mio essere d’accordo con il nuovo direttore del Decimonono. Si dice che se prima si impara a perdere, poi si impara a vincere. Io non so chi prevarrà (senza che gli altri se l’abbiano a male) tra Bucci e Orlando. Né conosco, per adesso, il loro programma. So, tuttavia, che entrambi in passato hanno commesso degli errori e altri ne commetteranno in futuro. Ecco, se sapessero reciprocamente ammetterlo, e quindi domandare e domandarsi scusa, sarebbe un passo avanti. Significherebbe che per la Liguria c’è un domani diverso da oggi.
IL COMMENTO
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