C’era un’ importante presenza di medici, primari, cattedratici, specialisti, pubblici e privati venerdì sera sulla terrazza-studio di Primocanale. San Martino e il Galliera, ma anche Montallegro e benemerita Gigi Ghirotti. Medici e infermieri, quelli per capirci, che stanno nelle corsie a correre da un letto all’altro, giorno e notte, a raccogliere ansie e dolori, speranza e sollievo, paura e tristezza. Rischiando ora anche botte e aggressioni. E non chiediamoci perché scappano dall’Italia! Tutti i giorni che Dio manda in terra con i malati. Insieme a questi camici bianchi, la politica. Indispensabile quando si parla di salute e insieme alla salute di sanità. Pubblica innanzitutto , ma anche privata perché negli anni della pandemia anche la sanità privata ha fatto decisamente la sua parte.
C’erano anche quei medici, i “tecnici” termine definito dalla politica, che entreranno a far parte del cerchio chiamato dal presidente Bucci a aiutare l’assessore alla Sanità/Salute della nuova giunta regionale. Logicamente anche lui presente. Questo Consiglio superiore della Sanità regionale inventato da “u’ prescidente cu crierà…” che, probabilmente, se l’idea dovesse funzionare, sarà imitato da altri suoi colleghi.
Così, quando le ultime immagini hanno messo la parola “Fine” al docufilm “Breathe, fino all’ultimo respiro” che il giovane regista Edoardo Rossi con Tiziana Oberti ha realizzato per Primocanale Production, dedicato agli anni agghiaccianti del Covid, mi è venuto dopo la commozione un moto di stizza. Sì, ha scritto bene Franco Manzitti su come ci siamo dimenticati rapidamente di quello che abbiamo passato. Aggiungo anche una rabbia per come ci siamo dimenticati di quello che ci avevano promesso e, per ora, si è visto realizzato poco o niente.
Quella nuova sanità che dovrebbe ritornare “vicina alla gente” o, come si dice in politichese “sul territorio” e che è stata demolita sistematicamente da una ventina di anni in nome di una forsennata corsa al taglio, che aveva come unico scopo quello elettorale, di far vedere che la politica di governo (dei governi) risparmiava. Ottima e benemerita filosofia quella del risparmio, o meglio, del “non spreco” . Deleteria quella del taglio in assoluto, qua e là dove si deve e dove , vabbé già che ci siamo…
Col risultato che la sanità pubblica si è consumata innanzitutto nei suoi principi ideali, quelli che l’avevano inventata. L’universalità. Oggi molti non potendo pagare non si curano come dovrebbero.
Perché i piccoli ospedali del territorio certamente avevano grossi problemi a sostenere reparti magari chirurgici, ma funzionavano egregiamente (c’erano anche piccole gloriose eccellenze) nella prima cura e anche nel pronto soccorso non grave. Invece ecco che tutto si è concentrato su quei tre grandi ospedali, San Martino, Galliera, Villa Scassi che sono scoppiati. Facendo scoppiare anche medici e infermieri chiamati a riparare i danni di scelte politiche soprattutto nazionali, ma in parte anche locali.
La Pandemia, lo ricorda bene anche il docufilm di Primocanale, è stata una lunghissima stagione di dolori, lutti e promesse. Bontà a parte, distribuita con generosa leggerezza, intendo le promesse di rifare la sanità pubblica a cominciare dal territorio, cioè riavvicinandola ai quartieri.
Non voglio ora pensare a minacce speriamo lontanissime di ritorni di altre pandemie, ipotesi spesso evocata, ma alla normale sanità di una regione vecchia, carica di necessità di assistenza.
L’altra sera pensavo che agli ospiti che affollavano la serata di Primocanale toccherà gran parte di questo compito: ricostruire la sanità della Liguria. Opera difficilissima, ma argomento sul quale si giocherà, speriamo per noi, nel bene, la nostra necessità di salute e, mi pare evidente, si realizzerà o no la tenuta della nuova giunta regionale. Che sulla sanità pubblica, ma anche sull’indispensabile rapporto corretto con quella privata, si giocherà tutto. Un grande peso certamente per l’assessore Nicolò chiamato all’ incarico, ma anche per questo Consiglio Superiore che, auguriamoci, sia davvero superiore, a sgambetti e ripicche spesso evocate dai soliti maligni, ma soprattutto nelle scelte e nel disegno della tutela della salute.
Tecnici benissimo, ma anche una politica forte, incisiva, che non pensa solo alle urne che prima o poi si aprono. Con una opposizione che ha un ruolo altrettanto importante quanto l’ attuale maggioranza. Incalzando senza demolire per demolire, ma propositiva e con una funzione di controllo severo e di possibile correzione degli sbagli.
E speriamo che immagini, storie, personaggi e persone raccontati nell’ “Ultimo respiro” servano proprio a stimolare questa grande sfida decisiva.
IL COMMENTO
"Breathe": la politica ha il dovere di ricordare i giorni del Covid
Il docufilm sul Covid, una lezione per la giunta che deve rifare la sanità