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Lettera aperta a Maurizio Rossi
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di Mattia Crucioli*

Lettera aperta a Maurizio Rossi

All'indomani del duro scontro in mondovisione tra Trump e Zelensky che certifica la volontà della nuova amministrazione americana di invertire la rotta di collisione frontale con la Russia, il primo ministro britannico Starmer e i vertici dell'Unione Europea hanno invece affermato la propria volontà di vittoria a tutti i costi, garantendo a Kiev sostegno incondizionato: “Con voi fino alla fine”.

Anche in Italia, purtroppo, non vedo attenuarsi la furia bellicista - fomentata da quasi tutti i media nostrani - che fonda le proprie presunte ragioni sull'equiparazione della Russia di oggi alla Germania del 1938 e sullo scontro inevitabile, persino purificatore, tra il bene e il male.

Io faccio parte di coloro che - per analisi dei fatti e non per interesse o partigianeria - ritengono infondata tale narrazione. Non credo, in definitiva, che quello in cui ci troviamo sia uno dei frangenti storici in cui combattere sia la sola terribile soluzione. Non credo all'equiparazione di Putin a Hitler, al male assoluto, al rischio di invasione dell'Europa e ho elementi tangibili per ritenere che vi sia stata provocazione e premeditazione da parte occidentale (dalla parte alla quale rivendico di appartenere) per giungere alla guerra.

Per questo mi batto, nel mio piccolo, per diffondere la prospettiva di pace attraverso la diplomazia e il compromesso. E mi pare giusto darle merito ricordando che lei è stato uno dei pochi editori che fin dal 2022 ha adottato una linea editoriale equilibrata, evidenziando anche le responsabilità della Nato nella via verso la guerra, con questo articolo
https://www.primocanale.it/attualit%C3%A0/5673-aiuti-agli-ucraini-ma-anche-agli-italiani.html.

Mi pare importante ricordarlo, oggi più che mai, per dare voce ai tanti concittadini genovesi preoccupati della propria e dell'altrui sorte, nonché dei tanti imprenditori che patiscono enormi danni ogni giorno che la guerra e l'embargo commerciale alla Russia perdurano. Occorre diffondere cultura di pace rifuggendo dalla guerra "fino alla fine" che stanno cercando di imporci: poche voci isolate potrebbero diventare un coro potente che partiti e istituzioni non potrebbero ignorare a lungo.

*Consigliere comunale di Uniti per la Costituzione

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