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di Card. Angelo Bagnasco*
Uomo anziano con zuccotto rosso e occhiali

L’essere umano è qualcosa di meraviglioso: nell’universo non vi è nulla di più grande di lui, dopo di Dio. È creato per amore ed è fatto per amare ed essere amato. È questa la nostra natura, cioè la nostra verità oggettiva. E l’amore è relazione e dono: per questo motivo è una persona, un “tu” che non può essere mai ridotto a una somma di dati materiali che si possono misurare.

Perché allora spesso si isola negando se stesso? Perché è inquinato da un’idea malsana che lo induce a un isolamento contro natura. Tutti abbiamo bisogno di momenti di solitudine per ascoltare la voce dell’anima, ma non dell’isolamento; abbiamo bisogno di silenzio per riflettere ma non per ripiegarci e sprofondare nel buio. La cultura che si respira oggi è l’individualismo. Questo afferma che ogni individuo è il centro della realtà, nega le verità oggettive, i valori morali universali. Alla verità vien sostituita l’opinione e all’etica la decisione della volontà di ciascuno. È una cultura che inganna e tradisce innanzitutto i più giovani, perché sono ancora all’inizio dell’avventura della vita. È una cultura che, in genere, predica la libertà senza limiti, sciolta da ogni legame, etico, sociale, religioso e affettivo. Che fa credere che le relazioni sono un limite anziché una ricchezza, anche se richiedono impegno e sacrificio: fa intendere che ognuno è limite a se stesso poiché tutti dipendiamo dai bisogni della nostra natura.

Il vuoto dell’anima è insopportabile, e porta alla disperata ricerca di illusori surrogati: emozioni estreme, sostanze, autolesionismo, violenza, la permanente connessione in un mondo virtuale poiché il mondo reale fa paura.

Tutto questo dovrebbe “fermare” il mondo per interrogarsi, cercare le ragioni di questa involuzione umana e sociale, dell’angoscia diffusa di cui la cronaca è solamente una punta. Il mondo più adulto, che non è esente da questo vuoto spirituale, deve scuotersi e reagire, individuando i nodi cruciali del disagio, punti che ho tentato di descrivere. Deve esplicitare gli obiettivi veri di tale cultura che, in tutti i modi, bombarda le menti con una falsa immagine della vita, del suo senso e dei suoi valori. Deve ridare (e forse ritrovare?) le ragioni del vivere e trasmetterle ai giovani con l’esempio e la parola: senza obiettivi alti, nulla ha più significato.

La modernità radicale deve riconoscere l’apertura dell’uomo alla trascendenza, senza la quale l’essere umano non si spiega a se stesso. Una cultura che si chiude alla trascendenza, che la deride, fa male a se stessa, non è più in grado di dialogare con le altre culture e si dissolve in se stessa per asfissia Solo Dio spiega la bellezza dell’uomo e del mondo. Dio non è un “divino” indefinito e polimorfo, dove ognuno pesca ciò che vuole: si è mostrato in Gesù come Pensiero, Parola e Amore. Non è dunque un’idea, ma il Tu che ci conosce uno ad uno, e chiama ad un rapporto con Lui nella Chiesa, Corpo mistico di Cristo.

È necessario un grande appello a tutti coloro che – di retta ragione e sentire – si rendono conto della serietà del momento, e hanno il coraggio di non allinearsi al pensiero unico. La comunità cristiana dovrebbe essere in prima fila con la luce della fede, e con umiltà dire le cose: “il re è nudo”, diceva il bambino della favola di Anderson. Tra la corte che si prostrava al passaggio, disse queste parole semplici e vere, ma che tuonavano. Non erano parole di condanna, ma di verità e di amore. Speriamo anche le nostre.

*Cardinale Angelo Bagnasco - Già presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) e del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee (CCEE). Arcivescovo di Genova dal 2006 al 2020.

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