Commenti

Cioè come l’era tecnologia cambia le abitudini
1 minuto e 28 secondi di lettura
di Elisabetta Biancalani

L’altro giorno, dopo tanto tempo, ho sfogliato una rivista cartacea, non sul telefono o sul computer. Ad un certo punto c’era una foto piccola che mi interessava e che cosa ho fatto, d’istinto? Ho avvicinato il pollice e l’indice alla pagina e li ho allargati, come se volessi ingrandire la foto! Demenziale, ho pensato! Sono proprio come gli anziani! Ma si può?

Ho trattato un giornale di carta come se fosse una foto sul telefonino, che con due ditate allarghi e stringi. Segno dell’epoca nuova, rispetto alla mia infanzia senza cellulari, quando compravo felice Il corriere dei piccoli, il fumetto di Candy Candy, Cioè! Le buste con dentro le sorprese, la domenica mattina in passeggiata a mare con papà.

Certo che l’odore della carta di una rivista è impagabile, per chi come me sniffa ogni genere di foglio, che sia libro o giornale. Quelli plasticosi, patinati sorry, che profumo!

Un altro grande segno dei tempi che cambiano lo ha notato mia sorella, e le frego il pensiero: i pendolari dei treni, quelli adulti, hanno sempre temuto come la peste le comitive di giovani studenti che salgono nel loro scompartimento: magari sei lì che leggi e fanno un caos... urlano, si tirano colpi, cioè FACEVANO un caos. Oggi c’è un silenzio tombale, alzi gli occhi dal tuo libro, o Kindle, o telefonino, o sollevi a fatica una palpebra mentre sonnecchi e li vedi tutti lì, muti, con la testa china sul cellulare. Non si dicono quasi più nulla, di persona, ma chattano, giocano, guadano Internet (gallerie permettendo) e quando arrivano a destinazione (se se ne rendono conto...) scendono senza proferire verbo.

E alla fine penso che se avessi avuto il cellulare anche io avrei fatto probabilmente lo stesso. Indietro non si torna.