
L’omelia del cardinale Re è un discorso forte e non “diplomatico”. Il porporato ripete in piazza San Pietro le parole più toccanti nella storia del papa morto, quelle che, appena eletto, lo accompagnarono a Lampedusa a lanciare una corona di fiori nelle acque mediterranee diventate tomba di migliaia di migranti e quelle contro la “guerra mondiale” spezzettata in tante guerre combattute in ogni continente. Anche in Europa. Il decano del Sacro Collegio ripete questi concetti non diplomaticamente, perché davanti ha i cosiddetti Grandi della terra, da Donald Trump ai leaders europei, certamente ascoltato a distanza da Putin e Netanyau. Dunque il momento è quello giusto per ribadire se necessario. E diventa anche un avviso ai cardinali che fra qualche giorno si chiuderanno nella Cappella Sistina per trovare il successore di Francesco.
Ieri l’ultimo viaggio di Bergoglio, l’altro ieri a Genova la limpida “lectio magistralis” del presidente Mattarella, sui valori imprescindibili della Resistenza, sul ruolo unico dei partigiani italiani e di quelli eroici della Liguria che ha raccontato, nome per nome, luogo dopo luogo. Dal comunista Scappini al democristiano Taviani, dalla mitica “Cichero” al cardinale Boetto.
Con queste due premesse, con le parole pesanti che sono difficili da archiviare, diventa arduo ritornare alle piccole beghe elettorali a cui assistiamo da alcune settimane, battibecchi, frecciatine più o meno velenose, ripicche, “cialacche” come le avrebbe chiamate Ezio Lucarno, cioè proprio “Cialacche” ragazzo partigiano ucciso a diciotto anni sul monte Antola in uno scontro con i nazisti.
A farmi tornare con i piedi per terra ci pensano gli abitanti della Costa di San Siro, quel curioso “percorso” perché vera strada non è, che dalla magnifica abbazia che conserva il Polittico di Teramo Piaggio, scivola sulla traccia dell’acquedotto storico giù verso Molassana, dietro la basilica dell’Assunta. Ogni palo che incontro reca un avviso perentorio, destinato ai candidati sindaco di Genova e rivolto a tutti quelli che passano.
Sul foglio c’è scritto: “Noi non vi votiamo (prima riga)/Perché la strada non abbiamo (seconda riga).” Per chi non sapesse ecco ulteriori spiegazioni.
“Accesso alle case? Un manufatto storico? E per gli anziani? Dove passa un’ambulanza piccola se disponibile? E in caso di incendi o furti? Alternative? Mezza, realizzata nel lontano 2011 e mai terminata”.
Lungo la stradina pedonale ci sono parecchie case, case di campagna, orti, giardini. Ma come fanno gli abitanti a arrivarci? Appare come una sorta di “punizione invidiosa” per chi abita in questo apparente paradiso della Valbisagno.
Confesso che non conosco la situazione. Ma l’appello è convincente. Sbandieriamo il valore della campagna, della “periferia” da salvaguardare nelle sue caratteristiche per poi, abbandonarla subito.
La maggior parte delle richieste degli abitanti-elettori (o no) di Genova che viene ogni settimana portata a tavola, anzi sul banchetto, dalla ostinatamente curiosa Elisabetta Biancalani ai telespettatori di Primocanale, dice proprio questo. Che, d’accordo, ci sono i grandi temi che interessano le élites, ma la massa di voti o non voti la gestisce quell’ abbondante popolazione dei quartieri senza distinzione di localizzazione, che lamentano con puntiglio un notevole bisogno di manutenzione. Che non è una brutta parola. Anzi! Una casa in ordine, pulita, dove tutto funziona, dalle tapparelle che salgono e scendono senza intoppi, all’ascensore, dalla lavatrice alla caldaia è un luogo vivibile, accogliente, amico, confortevole. Insomma, ci si sta bene.
Come in una città dove la strada arriva a tutti, anche se abitano i prati della Valbisagno, i marciapiedi non sono adatti a “Floris is lava”, lo show di Netflix dove tre squadre competono in stanze virtualmente allagate dalla lava, cercando di attraversare le stanze senza toccare il pavimento con l’obiettivo di completare un percorso senza cadere o toccare il pavimento, utilizzando oggetti della stanza come appigli, come sedie, tende e lampadari. Manutenzione significa città ordinata, efficiente, confortevole, accogliente, amica.
Certo che ci vuole anche un porto che funziona, autostrade che non somigliano a “caruggi” a pagamento per auto e Tir, fabbriche e ospedali. Ci mancherebbe! Ma l’attenzione al quotidiano in campagna elettorale diventa un segno reale di vicinanza all’elettore-cittadino.
L’avviso degli abitanti dell’Acquedotto storico è un esempio. “Non prendeteci in giro candidati.”. E grazie per l’attenzione.
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IL COMMENTO
Francesco e gli altri Papi, la Chiesa fuori dagli schemi
“Noi non vi votiamo, perché la strada non abbiamo!”