Cronaca

Quattro anni dopo il crollo la rabbia del Comitato Zona Arancione di Certosa e del Civ di Rivarolo; "Siamo stati abbandonati, la riprova nelle saracinesche abbassate"
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di Michele Varì

GENOVA -Rabbia e la frustrazione di chi sente di avere subito un'ingiustizia: sono questi i sentimenti che prevalgono fra gli abitanti e i negozianti di Certosa e Rivarolo alla vigilia del processo sulla tragedia provocata dal crollo del Ponte Morandi.

Lo esemplifica bene Massimiliano Braibanti, presidente degli abitanti e dei commercianti del Comitato Zona Arancione che tenteranno di costituirsi parte civile perché non sono stati inseriti nel Decreto Genova, "saremo in duecento a bussare alla porta del tribunale, siamo stati costretti a rivolgersi ai giudici perché il decreto non ha aiutato chi davvero ha subito danni dalla tragedia ma ha elargito soldi con criteri discutibili visto che hanno ricevuto dei contributi anche attività di Portofino. La tragedia del Morandi qui ha ucciso molte attività, anche storiche, perché non abbiamo ricevuto sostegni".


Critica è anche Maria Grazia Vittore, dello storico bar Ciacci di via Rossini e presidente del Civ di Rivarolo: "Noi oltre al crollo del Ponte e il Covid abbiamo subito anche un alluvione dal Fegino e di altri rivi della zona, di cui tantissime attività stanno ancora aspettando i risarcimenti. Dopo il Morandi noi commercianti siamo stati abbandonati dalle istituzioni, la conferma dalle tante, troppe saracinesche abbassate nel quartiere"

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