GENOVA -Claudio Evangelista, il quarantenne che il nove ottobre nella sua casa del Cep di Pra' ha ucciso il padre padrone Francesco con ventuno coltellate, non è in condizioni grado di subire un processo per le sue precarie condizioni psicofisiche. Si tratta di un uomo molto fragile che deve essere curato e le cui condizioni non sono compatibili con la detenzione in carcere.
Lo sostiene il suo difensore, l'avvocato Barbara Baroni che dopo averlo incontrato più volte nel reparto clinico del carcere di Marassi ne ha chiesto l'incapacità di stare a giudizio.
Il gip Luisa Camposaragna ha fissato per il 7 novembre l'udienza in sede di incidente probatorio in cui conferirà la perizia allo psichiatra forense Gabriele Rocca, specialista della facoltà di medicina legale di Genova.
Il patricida sempre seguito dal servizi di salute mentale, accusato di omicidio aggravato dal vincolo di parentela, interrogato in carcere aveva svelato al Gip il movente del suo gesto: "Papà era una padre padrone, obbligava a me e alle mie sorelle di fare quello che voleva, noi ubbidivamo sempre, quella sera però ho reagito, ho preso il coltello e l'ho colpito tante volte sino a quando non l'ho visto immobile".
La lite è scaturita perché il padre voleva obbligare il figlio a guardare la partita in tv mentre Claudio, come sempre dopo avere assunto una terapia a base di psicofarmaci, voleva dormire.
Il pubblico ministero Paola Calleri e i poliziotti della sezione omicidi della squadra mobile titolari delle indagini hanno avviato accertamenti anche sulle cartelle cliniche di Francesco e su alcuni comportamenti vessatori che il padre "padrone", a dire dei vicini di casa della famiglia e dello stesso assassino, avrebbe commesso nei confronti dei quattro figli.
IL COMMENTO
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