GENOVA -Ispezioni sui viadotti svolte in modo superficiale, senza entrare nei cassoni degli impalcati, ossia le carreggiate dei ponti, o per niente effettuate e però riportate nei verbali. La riprova di questo dal fatto che in alcune strutture non c'era neppure la possibilità di accedere per controllare perché gli ingressi erano murati o sbarrati dalla vegetazione.
Al processo per la tragedia di Ponte Morandi sotto i riflettori ancora una volta i sopralluoghi degli ispettori di Spea, la concessionaria che avrebbe dovuto controllare il lavoro di Autostrada per l'Italia e che invece non l'ha fatto ed è per questo vede i suoi vertici, insieme a quelli di Aspi, sul banco degli imputati per il crollo che ha provocato la morte di 43 persone.
A parlare oggi il teste dell'accusa Tiziano Lucca, ispettori del Rina, il registro navale italiano, che dopo la tragedia del Morandi ha ispezionato 17 viadotti del nodo autostradale di Genova: il testimone ha raccontato tutte le difficoltà incontrate nel svolgere le ispezioni su viadotti che forse in passato non erano mai stati monitorati così da vicino da chi avrebbe dovuto farlo.
Un teste per l'intera udienza su fatti comunque avvenuti dopo la tragedia, non il cuore del processo, per questo il presidente del collegio giudicante Paolo Lepri ha chiesto più volte al pm Cotugno, ma pure agli avvocati delle difese, di divagare meno e essere più concentrati sul crollo.
Nell'aria ancora la polemica sollevata dal pm Cotugno che nelle scorse udienze ha lanciato l'allarme per il rischio prescrizione per alcuni reati. Il giudice Lepri ha risposto che questo è offensivo nei loro confronti e del tribunale che ha lavorato molto per questo processo. E oggi il giudice più volte ha sottolineato la necessità di selezionare domande ed eccezioni, invitando per il futuro a restringere anche il numero dei testi. Obiettivo: sveltire il passo. "Non vorrei essere costretto a intervenire", ha detto Lepri sottolineando la facoltà del giudice di selezionare i testi.
Una leggera brezza sul processo, insomma, ma subito diradata con diplomazia dal procuratore capo Nicola Piacente che ha sottolineato come "la procura ha tutto l'interesse che il processo si svolga in un ambito di serenità ed equilibrio istituzionale nei tempi più compatibili possibili con la complessità del procedimento".
Come dire: state buoni se potete e andate avanti.
Un'effervescenza processuale vissuta con un po' d'ansia da Emmanuel Diaz, fratello di una delle vittime come sempre in aula: "Giusto l'appello ad accelerare perché grazie al grande lavoro dei pm le carte per condannare i colpevoli della strage ci sono tutte, ora non resta che procedere nel modo più spedito possibile".
IL COMMENTO
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