GENOVA - "Quando succedono queste cose non c'è mai la riprova, però intorno a questo ponte c'è stata una seria di indagini che avevano evidenziato delle criticità, anomalie di cui la causa non è stata ben chiarita prima del crollo. Ma nel mondo dell'ingegneria nel momento in cui vengono evidenziate delle anomalie si cerca di capire il motivo per cui si sono verificate. Purtroppo in questo caso non si è fatto in tempo".
A parlare è Carmelo Gentile, docente palermitano del Politecnico di Milano, ex consulente di Autostrade per l'Italia e testimone dell'accusa al processo sulla tragedia del 14 agosto 2018 costata la vita a 43 persone e per cui sono alla sbarra 58 imputati fra cui i vertici di Autostrade per l'Italia e Spea.
Incontriamo Gentile alla fine della lunga udienza in tribunale in cui ha risposto alle domande di pm, giudici e avvocati
Il motivo per cui non si è fatto in tempo?
Le nostre indagini sono state fatte a ottobre 2017, il crollo come tutti sappiamo è avvenuto a metà agosto del 2018, dunque un po' di mesi di tempo per fare approfondimenti, capire meglio cosa stesse succedendo, i motivi di queste anomali in realtà c'è stato".
Lei segnalò anomalie sulla pila 9?
"Sulla pila 9 certamente".
Quella che ha provocato il crollo?
"Quella che è poi crollata"
Cosa ha provato quando ha saputo della tragedia?
"No, non fatemi questa domanda, ero in vacanza e chi era con me, mia moglie, può testimoniare che per circa un'ora praticamente non ho parlato".
Nei giorni dopo il crollo invece Aspi le chiese di rilasciare un'intervista, ci spieghi cosa è successo?
"loro avevano chiesto questa disponibilità, ma io risposi di no, anche perchè io gli avevo segnalato delle anomalie"
Ci parli della telefonata di Donferri Mitelli (uno degli imputati più importanti di Autostrade ndr) ?
"Era un messaggio molto semplice: mi chiese se ero disponibile a fare questa intervista e io gli scrissi che non ero disponibile anche alla luce di quanto avevo scritto, molto semplice".
Lei crede che ci sarà giustizia?
"Io mi auguro che ci sia giustizia, come ho detto all'inizio, purtroppo non c'è mai la controprova, ma qualcosa in più per evitare questa tragedia si poteva fare, questa è la mia convinzione".
Voi siete andare a verificare se c'era corrosione sugli stralli del ponte?
"No, il tipo di indagine che abbiamo fatto è di tipo globale, non consente di entrare dentro gli stralli, noi abbiamo appoggiato dei sensori sulla superficie esterna della struttura, fessurazioni nel calcestruzzo? Di notte non ne abbiamo visto".
Lei immagina che potesse crollare?
"Assolutamente no".
Ci fu un allarme per un rischio crollo?
"Certo che no, certo che no".
Lei propose un monitoraggio dinamico: avrebbe potuto evitare il crollo?
"Probabilmente sì, ma non è certo. Se il crollo è stato fragile senza precursori, anche il sistema di monitoraggio non avrebbe aiutato, se invece i precursori ci fossero stati allora il sistema di monitoraggio sarebbe stato utilissimo. Per capire prima bisognava agire prima con carotaggi, capire lo stato di corrosione dei cavi e quant'altro, indagini costose, invasive e da effettuare da posizioni non comode".
Perchè non hanno fatto nulla?
Questa non è una domanda che deve fare me"
Ha un'idea?
"No, assolutamente no".
Ps, il docente alla stessa domanda poi, lontano dalle telecamere, risponderà che probabilmente anche Autostrade e Spea, come ha ammesso lui stesso, non credevano che il ponte potesse davvero crollare e immaginavano di avere il tempo per intervenire, grossolani e gravissimi errori di valutazione - aggiungiamo noi - che sono costati la vita a 43 innocenti e di cui adesso giustamente devono rispondere davanti ai giudici.
IL COMMENTO
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